Paura di volare
“La bigamia è avere un marito di troppo;
la monogamia è lo stesso”.

  letteratura - di Beatrice Moraldi    
 

Era il 1973, l’anno della fine della guerra in Vietnam, del caso Watergate e dell’inaugurazione delle le torri gemelle del World Trade Center. Sembrava che tutto potesse essere rinnovato, rivoluzionato, stravolto. Anni di pantaloni a zampa, di manifestazioni contro la guerra e per i diritti dell’uomo, di Led Zeppelin e PFM (ma anche di Cugini di Campagna, attenzione), dell’isola di Wight e tutto ciò che altro vi sta venendo in mente. Ci siamo capiti. Si imboccava la tortuosa strada della liberazione sessuale e, in quello stesso anno, una trentenne Erica Jong pubblicava il suo lavoro più celebre, Paura di volare. Erica voleva sì dar voce ai rinnovati bisogni di libertà delle donne ma prendeva le distanze dal femminismo più radicale. Secondo lei le donne per rivendicare la propria sessualità non avevano bisogno di essere lesbiche, bruciare i reggiseni o considerare stupro ogni rapporto con gli uomini, come ha tenuto lei stessa a precisare, ma avrebbero potuto cercare di allearsi con loro, quando possibile. Certo, i maschietti che capitano sul cammino di Isadora Wing, la protagonista di questo romanzo, non fanno certo fare un figurone alla categoria ma sono un buon pretesto per ravvivare la trama e approfondire qualche aspetto della psicologia femminile. Un primo marito con problemi mentali che si crede Gesù e che per questo prova a camminare sul lago a Central Park, il secondo che fa l’analista e porta la sua professione anche a letto, un parente che vuole molestarla. Così quando arriva Lui, l’apparentemente-perfetto Adrian Goodlove (che in effetti già solo per il cognome meritava di essere sposato), Isadora pensa di aver fatto finalmente bingo. Salvo scoprire che neanche Adrian può colmare i vuoti che la bella, passionale e istintiva Isadora si porta dentro. Storia, questa, che purtroppo a molte lettrici non suonerà nuova. Comunque. Adrian e Isadora decidono di intraprendere un viaggio in Europa per affrontare la paura di volare della moglie e recuperare il loro rapporto. Chi sono io per ricordarvi di quanto la metafora del viaggio può servire ad un autore per raccontare il tormento interiore del suo protagonista? Così Isadora si troverà ad inciampare tra sogni dell’adolescenza ormai infranti e sensi di colpa e di inadeguatezza, mentre affronta con il marito un rapporto poligamo che potrebbe riavvicinarli di nuovo come allontanarli per sempre. Al di là di tutto, quello che fa davvero rabbia è pensare a quanto fiato e inchiostro sia stato sprecato in quegli anni, anche se rischio di suonare retorica. Erica aveva visto lungo, la sua donna era un po’ l’antenata delle protagoniste di Sex & The City, solo con più “sale in zucca”. Agguerrita contro il mondo dall’alto dei suoi tacchi, pronta a disporre del proprio corpo ma solo per un piacere personale, non per raggiungere il potere o la visibilità. Che fine ha fatto quell’ideale? Come se quella fantastica ed edonistica idea di liberazione sessuale fosse stata completamente travisata negli anni, con donne di spicco che usano gli ideali (cosiddetti) femministi solo per scalare i vertici, con la retorica che si affaccia sui media, sui blog e sui social network ma non porta a rivoluzioni reali né, spesso, a forme di sussistenza concrete. Al massimo il venerdì, se sei “femmena”, entri gratis nei locali fino a mezzanotte. Bei passi in avanti. Intanto in tv si affaccia un prototipo di donna che anche a definirla tale tocca fare uno sforzo.
Erica non teme di ricorrere al linguaggio volgare per dar forza alle sue parole. Così l’autrice descrive senza troppi giri di parole i suoi incontri sessuali, né più né meno di come farebbe un uomo nello spogliatoio con gli amici, dopo una partita di calcetto. Ironica ed innocente parità dei sessi, questa. A chi l’accusa di cadere troppo nel triviale, ed è successo, ricorderei che “100 colpi di spazzola prima di andare a dormire” è diventato un best seller con molta meno poesia e ideologia alle spalle. Isadora è un’antieroina da manuale, l’amica che bisognerebbe avere accanto in un viaggio, alla faccia di Thelma & Louise, e la sua storia, per quanto priva di grandi colpi di scena (cosa, questa, che ha attirato la critica di molti) è la storia di tante.
Di tutte quelle donne che sognano, ma intimamente sanno di temere, la favolosa “zipless fuck” (“scopata senza cerniera”, in inglese suonava meno volgare, eh?)

La scopata senza cerniera è assolutamente pura. Non ha motivazioni recondite. Non ci sono giochi di potere. L’uomo non “prende” e la donna non “dà”. Nessuno sta cercando di far cornuto un marito o di umiliare una moglie. Nessuno sta cercando di provare qualcosa o di ottenere qualcosa da qualcuno. 
(E.Jong)

   
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