Richard Buckminster Fuller
La casa, la macchina per vivere e la veranda su ruote
 
 
architettura - di Paolo La Farina
   
 

Pubblico qui di seguito il testo originale dell'architetto R. B. Fuller, morto nel 1983 a Los Angeles all'età di 87 anni. Definire Fuller un architetto è decisamente riduttivo, infatti la sua visionaria intelligenza ci ha regalato fantastiche intuizioni nel design, nella letteratura, nella filosofia.
La sua profetica e originalissima visione del futuro dell'ambiente e dell'architettura ne fanno oggi un punto di riferimento imprescindibile per chi cerca il cambiamento verso una sostenibilità la cui urgenza ci appare oggi in tutta la sua drammaticità.

La casa, la macchina per vivere e la veranda su ruote
Le vecchie fattorie erano disseminate di edifici: un magazzino grande per il fieno e le mucche, le stalle, i granai, i silos pieni di foraggio bagnato a fermentare, le legnaie, il porcile, la rimessa per i carri, la cantina calda e quella fredda. Tutte strutture che vanno scomparendo, o sono già scomparse insieme a molte altre, dalle fattorie, perché l’avvento dei macchinari all’interno delle case ha spodestato i cosiddetti “edifici” dalle loro funzioni. Piccoli apparati refrigeranti hanno sostituito ghiaccio ed uso delle ghiacciaie. La corrente elettrica ha preso il posto del legno, della legnaia e delle stufe, ecc. Nel giro di venti anni sono scomparsi i mulini a vento, prima presenti in tutte le fattorie. In questo modo scopriamo che gli edifici che controllavano la produzione di calore, freddo, maggiore o minore umidità erano assimilabili a delle macchine per la produzione e la regolazione dell’energia. Tutte quelle macchine, erroneamente note come “edifici”, oggi sono state sostituite da quelle per noi più facilmente identificabili come macchinari. Attualmente, però, poiché la tecnologia fa sempre di più uso delle funzionalità invisibili dell’elettronica, le componenti riconoscibili stanno diminuendo. Ciò cui stiamo assistendo è la scomparsa del sistema “abitazione”, sempre meno economico, ovvero della fase di movimento lento delle macchine, mentre le funzioni di quel sistema vengono rilevate da macchinari ad alta velocità, che producono e conservano le condizioni ambientali prescelte con intervento umano e costi sempre inferiori. Un’evoluzione ormai in atto, che però evitiamo di riconoscere pienamente, dissimulandola dietro ad un errore semantico, caratterizzato dalla non comprensione, a livello sociale, di quello che intendeva Le Corbusier quando affermò: “La casa è una macchina per vivere”.
R. B. Fuller

Il testo qui riportato è stato pubblicato in
Una guida all'architettura frugale

edita dalla Fondazione Bruno Zevi

   
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