Un’icona impolverata
Da Rossella O’Hara a Natasha Zupan. Moderne eroine.
 
avant garde - di Allegra Albani
   
 

Avanti, guardando indietro. Continua la mia ricerca attraverso lessici, oggi in disuso, tesa alla formulazione di strumenti nuovi in grado, a mio avviso, di recuperare uno sguardo cosciente sul presente, e possibilmente sul futuro.
L’obiettivo è la formulazione di un linguaggio nuovo, che travalichi la semplicistica comunicazione contemporanea.
Oggi rispolveriamo la prima e più antica forma di narrativa, il poema epico. Esso celebra, afferma e conferma qualcosa, ma anche analizza (ed è qui la “novità”) e mette in questione ciò che viene celebrato, in una narrazione che si indirizza verso l’epica quando emerge l’idea di azione eroica, e l’eroe viene messo in relazione con l’ordine cosmico, acquisendo così una rilevanza universale.

E se nei tempi antichi la comunità è attraverso l’ascolto di tale narrazione che conservava e tramandava la memoria e l'identità di una civiltà o di una classe politica, oggi prevalentemente guarda.
Non sbagliamo quindi nel teorizzare in maniera apparentemente sintetica, che oggi questa antica forma di comunicazione, trova espressione nel buio della sala cinematografica.

E non a caso è di un eroina del grande schermo che oggi voglio parlare, quella descritta nel celeberrimo colosso del cinema hollywoodiano diretto da Victor Fleming, Via col vento (1939), e della sua interprete. Vivian Mary Hartley, Lady Olivier, nota al pubblico come Vivien Leigh, volto di Rossella O’Hara.
Una donna forte, ribelle, indomabile, capricciosa e testarda, volitiva, bella, giovane, ironica, tanto passionale quanto drammatica, incredibilmente fascinosa e superbamente seducente, dotata di grande charme e di straordinaria femminilità. Vivien………. mette in scena le ansie e le miserie della donna contemporanea, le sue ossessioni (la ricerca del principe azzurro), le sue frivolezze (vedi i vaporosi abiti di scena), la forza morale (l’attaccamento alla terra natia, Tara, la fame) senza dimenticare le crisi e gli inganni. Screditando l’antica visione, (tornata forse in auge) che vede la donna, minuta protagonista di piccole gioie domestiche, Rossella si fa portavoce di un’idea di donna che lotta, nel mondo, evadendo le mura domestiche, nella costruzione della propria singolarità.
Dalla terra rossa di Tara all’asfalto di via Olgettina, possiamo dire di aver imparato qualcosa dal fare eroico teso alla definizione, di carattere universale, della donna contemporanea?

Fortunatamente possiamo ancora rivolgere lo sguardo altrove. Bussando, ad esempio, alla porta dell’atelier dell’artista Natasha Zupan a Vallemossa (Isola di Maiorca). Ad aprirci troveremmo una donna complessa ed affascinante, una moderna “Scarlett” (dato il colore sanguigno dei suoi capelli) che ci introdurrà in lavori in cui immergersi lentamente, perchè il mondo di Natasha è oggi, artisticamente e non solo, il risultato di strati e livelli diversi, di reliquie, collage e icone. E di due incendi (come anche per Rossella, nell’incendio di Atlanta), che segnano il passaggio dal figurativo all’arte del collage. Una donna che racconta le donne di oggi così come vorremmo fossero raccontate, nei loro splendori come nelle loro angosce, tra tacchi a spillo e scarpe del matrimonio verniciate di nero affondate nella resina (http://www.natashazupan.com/Natasha/Home.html).
Abbiamo bisogno di nuovi poemi epici da raccontare, siamo stufi delle eroine da soap opera.

   
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