IL DISCORSO DEL RE
Balbuzie da Oscar
  cinema - di Camilla Benvenuti    
 
E' uscito a Gennaio nelle sale Italiane l'ultimo film di Tom Hopper "Il discorso del Re", pellicola che in America ha riscosso un enorme successo e che è stato immediatamente inserito nella lista dei favoriti per la notte degli Oscar 2011. A dar valore al film un cast d'eccezione che vede, accanto al protagonista Colin Firth nei panni del balbuziente Giorgio V, Helena Bonham Carter a ricoprire il ruolo della moglie, e lo straordinario già premio Oscar Geoffrey Rush nei panni di un originale "logopedista". Il film racconta la storia di un uomo estremamente umile, con il difetto della balbuzia, che si ritrova per "l'immorale" vita condotta dal fratello primogenito, a dover vestire i panni del Re alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale malgrado la sua volontà . L'ostacolo più grande è l'imminente e doveroso discorso alla Nazione via radio, medium di successo negli anni '30. Egli si trova perciò costretto a dover trovare dentro di se la propria voce, combattere le balbuzie e affrontare questo ostacolo apparentemente invalicabile. Nella sfortuna di un ruolo temuto e non voluto che spesso lo porta sull'orlo della crisi, l'uomo ha la grande fortuna di avere accanto una moglie disposta a rintracciare qualsiasi mezzo lo possa aiutare. Nella ricerca, la donna si imbatte in un uomo dai metodi poco ortodossi che non vuole essere chiamato dottore ma che, guarendo i reduci di guerra dai blocchi nel parlare dovuti allo shock, è convinto di avere la preparazione necessaria per poterlo aiutare. Ed è proprio in un momento cosi drammatico per la sua Nazione e per il mondo che lo circonda, momento segnato dai discorsi concisi e diretti del Führer attraverso i quali raccoglie incessantemente consensi per la sua causa, che il Re trova finalmente la voce dentro di se. L'interpretazione magistrale di tutti e tre gli attori che interpretano con sentimento i ruoli che sono stati loro assegnati e la bravura del regista nel saper cogliere e riportare sul grande schermo tutte le loro sfumature emotive, rendono questo film il migliore dell'anno. Devo dire che inizialmente sono rimasta un po’ perplessa quando ho visto la scarsissima distribuzione italiana che ha avuto questo film rispetto ad altri di spessore assai inferiore, ma alla fine i riconoscimenti più alti sono arrivati: vincitore di 4 premi Oscar tra i più ambiti: Miglior Film, Migliore Regia, Migliore Sceneggiatura Originale e Migliore Attore Protagonista per l’ interpretazione di Colin Firth.
   
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La prima cosa bella, il nuovo film di Virzì
La storia di una mamma, ma prima di ogni altra cosa, la storia di una donna.
     
 

In questo momento della storia Italiana in cui le donne lottano per la dignita` della loro figura non sembrerebbe quasi simbolico che il candidato italiano agli Oscar di quest'anno sia stato “La prima cosa bella” di Paolo Vrizi`.
Il film e' la storia di una donna, dal suo passato al suo presente, raccontata dagli occhi dei due figli, uniche due costanti della sua vita. Il racconto parte ai giorni nostri: Valerio Mastrandrea nei panni di Bruno e Claudia Pandolfi nei panni di Valeria, si trovano a fare i conti con la malattia terminale della madre (interpretata in vecchiaia da Stefania Sandrelli), malattia che li portera` a ritornare con la mente alla loro infanzia, per rivivere il rapporto di amore ma spesso anche di contrasto, avuto con la madre (in gioventu` interpretata da Micaela Ramazzotti). Quella di Anna e` una figura complessa e spesso difficile da capire per i due bambini. Attratta sempre dalle persone sbagliate conduce una vita spregiudicata spinta soprattutto dall'amore dei figli. Allo stesso tempo e` giovane e di errori ne commette e spesso e` Bruno, piu` grande di Valeria, a doverne essere testimone e a trovarsi a dover sostituire la figura del padre anche con la sorellina. All'inizio non capisce, poi capisce ma non accetta e infine scappa. Ma proprio questo viaggio nei suoi ricordi gli permettera` di perdonare la madre in punto di morte. Una madre forse troppo sbadata, che spesso si e' sdata, vittima di una mentalita` provinciale, ma nel contempo autentica, che ha accettato lavori poco dignitosi in cui ad essere sfruttata era la sua immagine, inadatta ai contesti ufficiali di una societa` troppo classista, capace di tutto per far vivere una vita dignitosa ai figli e non separarsi da loro; un po folle, e` vero, ma sempre capace di mantenere il sorriso anche nelle situazioni piu` difficili (come ad esempio le continue violenze subite dal marito che la portano a fuggire con i figli ancora piccoli senza un posto dove andare.)
Il film ci insegna che una donna, una madre, che ha scelto o che si vede constretta a crescere i figli da sola per evitar loro di essere testimoni delle violenze del padre, e` capace di trasmetter loro l'amore e quel senso di famgilia importante per la crescita.
Ho avuto la fortuna di incontrare il regista e la moglie (Micaela Ramazzotti appunto) a Los Angeles per la presentazione del film agli Accademy Awards. Ho posto una domanda alla protagonista: “Chi e' Anna?”. La risposta e` stata che per lei interpretare Anna e` stato un onore. Perche` e' una donna coraggiosa per cui la felicita' dei figli e' di primaria importanza ma che e` ancora giovane e inevitabilmente commette degli sbagli. E' una donna spontanea, che non si preoccupa di conformarsi alla mentalita` predominante per cui la donna e` considerata inferiore all'uomo. E' consapevole della sua bellezza ma anche della sua forza d'animo. E' una donna che trova l'amore quando ormai qualsiasi persona avrebbe rinunciato, che anche in punto di morte riesce a sorridere per rendere meno doloroso quel momento ai figli. E che non smette di ricordar loro che “La prima cosa bella che ho avuto dalla vita e` il tuo sorriso giovane, sei tu [...]”.