Nata femmina   musica - di Giorgia Mastroianni    
 
Recentemente nella classifica dei brani più ascoltati alla radio c’è AAA Cercasi, la nuova canzone della cantautrice di Catania, Carmen Consoli, scritta a quattro mani con il cantautore Mauro Lusini. La “Cantantessa” siciliana è tornata alla carica con un testo ironico e pungente che si fa specchio del panorama italiano di questi anni. AAA Cercasi è definita una tripla provocazione: la “bambina impertinente” stavolta veste i panni di tre diverse donne (le tre “A” del titolo) , donne che hanno fatto carriera solo grazie al loro aspetto fisico. Tempo fa ripensavo alle parole di José Saramago durante un’intervista tenuta da Serena Dandini. Il premio nobel portoghese ha sempre descritto la donna come una “forza creativa”, una speranza. In quest’intervista ha però aggiunto: “c’è stato un periodo in cui ho avuto molte speranze. Speravo ingenuamente che quando le donne sarebbero entrate nel mondo della politica o avrebbero avuto accesso ai posti alti nei quadri delle aziende, allora sarebbe stato possibile un cambiamento nel mondo. Tuttavia l’esperienza mi ha dimostrato che le donne quando arrivano al potere, purtroppo, si convertono in uomini”. L’ironia di queste parole ci fa sorridere, un sorriso un po’ amaro però, e non credo a causa di un’eccessiva sensibilità femminista. Certo tutte le donne possono rivendicare un grande passato di lotte: fin dall’età giolittiana e per tutto il Novecento , hanno rivendicato il riconoscimento anche dei più elementari diritti che venivano loro negati in nome di una presunta inferiorità. Cosa sta succedendo allora? Perché sempre più donne usano il loro corpo come unica arma, dimenticando la dignità, la grazia ed i propri valori , barattandoli con notorietà, ricchezza e piegandosi alle pulsioni degli uomini al potere?
Carmen Consoli, e fortunatamente non è l’unica, mostra all’Italia che la donna è anche altro, e lo fa attaccando e deridendo chi sta infangando la dignità e l’orgoglio di tutte le donne che vogliono continuare ad essere fiere di “essere nate femmine”. A farci sorridere non è solo il testo ma anche un piccante video in cui la cantautrice letteralmente si trasforma nelle tre donne-merce. C’è anche una quarta donna nel video: la spettatrice. Quest’ultima mentre guarda alla televisione le tre ammiccanti figure, mangia continuamente senza accorgersi del cibo che ingerisce, preda di una “bulimia mediatica”, denunciando così quell’incapacità di scegliere che sta prendendo il sopravvento in tutti gli ambiti: dal cibo alla cultura. Il testo della canzone mostra una vera e propria “asta” di donne, il loro modo di mettersi in mostra con la speranza di venir “acquistate” dal maggior offerente. Si muovono in un mondo di apparenza dove conviene investire in silicone ed addominali piuttosto che in studi ed esperienze lavorative. Le gavette per entrare in politica o gli anni di teatro per diventare attrice non sono più necessari, questa è la realtà e così viene descritta nella canzone: “come baceresti se dovessi fare cinema , scena prima ciak motore azione poi si gira o forse ti interessa la politica? ministro degli affari a luci rosse o di cosmetica al giorno d’oggi tra i due sessi non vi è differenza: il bel paese premia chi più merita”.
Una delle voci femminili più famose, Joan Baez ha una volta dichiarato: «Voglio essere ricordata innanzitutto come attivista politica e sociale e poi come folk-singer», è infatti sempre stato impossibile separare nella sua vita la passione politica da quella musicale. Ai giorni d’oggi viene da chiedersi dove sia finita quella passione? Dove sono quelle donne? Una meravigliosa risposta c’è stata lo scorso 13 febbraio, quando migliaia di donne in tutte le piazze d’Italia si sono riunite per urlare al governo, all’Italia, che c’è ancora tanta passione e dignità nell’animo femminile. AAA Cercasi ironicamente esorta le donne al non arrendersi: continueremo ad aver “delle belle e buone lingue” , (citando un noto canto femminista), e le useremo per urlare il nostro sdegno contro chi cerca di annientare la nostra dignità, mercificandoci e umiliandoci. Lo stesso Saramago conclude la sua intervista con un fondo di speranza affermando con un sorriso “non solo credo ancora nelle donne ma, per quanto mi riguarda, da grande spero di diventare come Rita Levi-Montalcini”.
   
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