Donne come opportunità
Le uniche capaci di fare la rivoluzione
  politica - di Luisa Laurelli    
 
Il femminismo è l’unica vera rivoluzione del secolo scorso ed è stato l’unico cambiamento “vero” degli usi e costumi della società italiana, avvenuto senza guerra e senza spargimento di sangue. Questo non vuol dire però che non sia avvenuto con forza e non solo per le vie naturali. Sono state determinanti le conquiste della metà degli anni ’70 che hanno fatto salire vertiginosamente il grado di civiltà del nostro Paese: le legge sul divorzio, sul nuovo diritto di famiglia, sull’aborto, sui consultori famigliari e gli asili nido, la riforma della sanità, la riforma della psichiatria, la cancellazione della norma del codice penale che considerava l’assassinio di una donna come delitto d’onore. Questa importante legislazione si è aggiunta ad altre fondamentali conquiste di parità, quali il voto alle donne subito dopo la guerra e la sentenza che ha consentito ormai da 60 anni, l’accesso alla dirigenza nella pubblica amministrazione anche per le donne. L’Italia è diventata più laica e nonostante il ruolo “pesante ed ostile” delle gerarchie vaticane, sono state ottenute grandi conquiste.

La recente manifestazione delle donne di metà febbraio dal titolo “Se non ora quando” è solo la prosecuzione di un impegno politico, sociale e culturale delle donne di questo Paese così contraddittorio e difficile. E’ stata però anche una scossa ad un Paese che sta facendo arretrare pesantemente la condizione femminile con la rimessa in discussione dei diritti fondamentali delle donne. L’Italia “usa” le donne come supporto determinante per il welfare, non ne riconosce il lavoro casalingo e non riconosce e non valorizza in genere, il lavoro di cura. Per questo penso che l’aumento dell’età pensionabile per le donne italiane a 65 anni sia l’ennesima ingiustizia sociale e l’ennesima discriminazione, perché anche in spregio alle normative europee tanto evocate, a ciò non ha corrisposto l’aumento di servizi socio-educativi per alleviare il lavoro di cura e riconoscere il valore della maternità. La Politica abusa della retorica sulla famiglia ma non fa niente per migliorare la qualità della vita dei componenti della famiglia, a cominciare dalle donne, dai minori, dagli anziani cioè dai soggetti più fragili. Si è riconosciuta la validità delle donne in gran parte dei mestieri appannaggio maschile da sempre (dal tranviere al militare), in 60 anni dalla nascita della Repubblica abbiamo ottenuto una legislazione che afferma la parità dei diritti di genere salvo perpetuare sistemi discriminatori che fanno sì che sulla testa delle donne permanga e si rafforzi la presenza di quel “soffitto di cristallo” che impedisce il raggiungimento di obiettivi più alti. Le donne studiano di più e meglio, completano i loro studi in minor tempo ma dalla Politica ai diversi mestieri, hanno sempre maggiori difficoltà nella collocazione lavorativa perché trovano molti ostacoli nell’assumere ruoli dirigenziali. E comunque a parità di prestazione lavorativa, guadagno di meno.
Da una parte quindi è vigente una legislazione che è figlia del femminismo degli anni ‘70/’80 che ha cambiato radicalmente il modo di essere della società intera, dall’altra permangono gravi esclusioni e condizionamenti che rischiano, a prescindere dalla legislazione europea, nazionale e regionale, di far arretrare complessivamente la situazione di vita delle donne italiane. Se pensiamo a come è sceso vertiginosamente il tasso di natalità tanto che l’Italia in breve tempo è diventato uno dei paesi con il tasso maggiore di invecchiamento, possiamo valutare la potenza dello slogan “Io sono mia” che noi giovani femministe gridavamo nelle piazze e che si è concretizzato nel controllo delle nascite e nella grande riduzione del numero di aborti. Ci sono molte più professioniste donne nella magistratura, nell' avvocatura, nella medicina ma tocca alle stesse avvocatesse, magistrati e medici donne, aggiungere al loro lavoro, la cura della famiglia.
Così come sono in maggioranza le donne e le giovani che pagano per la perdita del lavoro nella grave situazione di crisi economica che stiamo vivendo, sono tante le donne che a causa della precarietà rinunciano a mettere al mondo un figlio o subiscono la perdita del lavoro a causa della maternità con un ritorno indietro molto grave. A ciò si aggiungono la crisi economica e le scelte del governo centrale che man mano vanno riducendo gli spazi di conquista delle donne dal punto di vista dei servizi socio-sanitari e scolastici (riduzione del tempo scuola, chiusura degli asili nido, dei consultori).
Non parliamo poi della Politica che da sempre esclude le donne dalla direzione dei partiti e da ruoli istituzionali di vertice, tanto che ancora si contano sulle dita della mano le donne ministro e le parlamentari con un arretramento costante della situazione italiana più indietro ancora della Lituania e della Lettonia. Le donne vengono usate come veline anche in Politica e non è mai finita l’era dell’uso distorto del corpo femminile, cosa che influisce gravemente sulla formazione dei giovani e degli adolescenti. Niente più etica pubblica vuol dire anche sesso e prostituzione (maschile e femminile), quali strumenti di conquista di soldi e di potere.

   
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