Ottavio Barone
passato e presente di un boxeur che non si arrende mai.
  sport - di Daniele Leggieri    
 
“La boxe è qualcosa di innaturale perché si fa sempre tutto al contrario. Quando vuoi spostarti a sinistra, non fai un passo a sinistra: spingi sull'alluce destro. Per spostarti a destra usi l'alluce sinistro. Invece di allontanarti dal dolore come farebbe qualunque persona sana, gli vai incontro. Tutto nella boxe funziona al contrario”. Così parla Frankie Dunn, alias Clint Eastwood, nel celebre film “Million dollar baby”, pellicola del 2004 diretta dal grande maestro di San Francisco. “Il pugilato è come il sacerdozio: ti ruba del tempo, ti chiede sacrifici, rispetto… è uno stile di vita: se lo vuoi praticare davvero, se lo vuoi “vivere”, sai che dovrai limare il tempo per amici, per la famiglia, e per tutto ciò che gli è estraneo”. Queste sono invece le parole di Ottavio Barone, uomo che di guantoni e ring ne vive quotidianamente. Nato ad Anzio nel 1974, si avvicina al pugilato all’età di 19 anni, e da lì in poi non se ne separerà più, se non per un breve periodo a causa di problemi familiari; scala in fretta tutte le categorie del panorama nazionale, fino a partecipare alle Olimpiadi di Sidney nel 2000 e poi laurearsi campione intercontinentale IBF nel 2003, categoria pesi medi. Attualmente è un maestro di boxe ed i suoi corsi sono molto frequentati, ma Ottavio Barone non è solo un boxeur, un classico praticante della “nobile arte”: no, è anche uomo di cultura. Ha conseguito infatti due lauree: la prima in scienze motorie, mentre la seconda in scienze giuridiche (“Ma ho fatto solo la triennale” - ci tiene a precisare - “poiché non ho avuto la possibilità di continuare gli studi per problemi lavorativi”). L’appuntamento è fissato per le 18 presso la palestra in cui allena attualmente, nel cuore del Torrino: un bel po’ di traffico romano ed il tradizionale incidente sulla Pontina fanno sì che Ottavio arrivi in ritardo, in fretta più che mai: “Eh già, non ci voleva!” esordisce con un sorriso eloquente e con uno sguardo che tradisce una certa apprensione: “Sto andando di corsa a Capena: ho due ragazzi che devono combattere” e indica con un cenno i suoi allievi. Ma di tempo non ce n’è bisogno: Ottavio, quando parla, è conciso ed asciutto, ed i suoi concetti sono limpidi e precisi: “Lo sport non è vincere o perdere” incalza fin da subito, “il suo senso e significato sono il sacrificio: quel sacrificio dell’anima che ti accompagna per tutta la vita, in qualsiasi cosa tu faccia”. E perchè il pugilato? “Beh, il pugilato è una scuola di vita, che regala insegnamenti sportivi quanto sociali: se un ragazzo convogliasse tutti i suoi sacrifici per praticare il pugilato anche in altri aspetti della vita, potrebbe arrivare molto lontano. Con lo sport, e la boxe in particolare, si acquisisce un senso civico che si sposta nel vivere quotidiano: il rispetto delle regole che s’impara sul ring può e deve essere applicato nel viver comune”. È questo il messaggio principale che Ottavio trasmette ai suoi ragazzi, a tutti quelli che affollano i corsi della “Barone Fight Club”, e che lo convince maggiormente, tanto da ribadirlo: “Il pugilato consegna a chi lo pratica un’educazione, un senso del rispetto che altrove è difficile trovare; chi si iscrive ad un corso di boxe e ne vuole toccare realmente lo spirito, deve sentire dentro di sé una voce che gli dice di voler diventare un ragazzo migliore, sia atleticamente sia socialmente!”. E qual è allora il ruolo del maestro? “Beh, è fondamentale: l’allenatore deve essere il punto di riferimento primario, deve dare l’esempio in assoluto. In fin dei conti, lo sport deve indicare dei modelli da seguire: se sono giusti quelli, il ragazzo che li segue può fare molta strada!”. Ma chi è, oggi, il pugile? “Innanzitutto il boxeur è un superatleta: infatti, rispetto alla resistenza fisica, deve possedere una grande resistenza mentale. Non importa quanti colpi puoi dare, ma quanti riesci ad incassarne, quanto sai soffrire e resistere con la testa. Qualitativamente parlando, poi, oggi la boxe è superiore a quella del passato: la tecnica è migliorata, e in più si è diffusa moltissimo la sua pratica, sia a livello agonistico sia a quello amatoriale”. Il tempo a nostra disposizione è finito. Lasciamo Ottavio mentre si allontana con uno dei suoi ragazzi, indicandogli la tecnica da adottare sul ring: “Mi raccomando” - gli dice mimando i gesti col corpo - “lo colpisci e ti allontani, colpisci e ti allontani… così lo farai impazzire!”. E mentre parla la grinta e la serietà che lo pervadono si palesano come un’aurea…
 

 
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