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In questa rubrica ci siamo sempre occupati di “intervistare” (o provare a farlo…) grandi personaggi del passato ormai scomparsi, per questo motivo mi è sembrato doveroso dedicare il primo numero del 2012 alle grandi personalità che ci hanno lasciato nell’anno appena concluso, realizzando un collage di alcune delle loro frasi più belle. Cosa ne è emerso? Che il 2011 che ci siamo messi alle spalle sarà destinato, comunque vada, a rimanere un “anno da immortali”.
Non potevamo naturalmente non aprire con Steve Jobs, a cui è stato dedicato anche l’intero numero di Dicembre di Turboarte. Il padre fondatore della Apple, morto lo scorso ottobre all’età di 56 anni al termine di una lunga battaglia contro un tumore al pancreas, ha lasciato in eredità al mondo i frutti del suo genio ma anche e soprattutto la sua spiccata determinazione, nel lavoro quanto nella vita, che hanno contribuito a renderlo un’icona assoluta dell’ultima generazione: “Quando avevo diciassette anni lessi una frase che diceva “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi giorni avrai ragione”. Mi fece abbastanza effetto, e da allora, negli scorsi 33 anni, ogni mattina mi sono guardato allo specchio chiedendomi “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quel che sto per fare oggi?”. Nel caso la risposta fosse “No” per troppi giorni di seguito, sapevo che dovevo cambiare qualcosa. L’unico modo per fare un buon lavoro è amare quel che fai. Se non hai ancora trovato ciò che fa per te, continua a cercare. Non accontentarti. Come per tutte le questioni di cuore, saprai di averlo trovato quando ce l’avrai davanti”.
Non solo Jobs comunque, il mondo del cinema ad esempio si è ritrovato orfano di una delle dive più famose della sua lunga storia: Liz Taylor. Un’autentica icona femminile di fascino ed eleganza, morta lo scorso marzo all’età di 79 anni al termine di una vita trascorsa sempre sotto i riflettori, in tutti i sensi: “Mia madre dice che alla mia nascita ho aperto gli occhi solo dopo l'ottavo giorno, e che quando l'ho fatto la prima cosa che ho visto è stata una fede nuziale. Mi hanno incastrato. Le grandi donne hanno bisogno di grandi diamanti. Adoro indossare pietre preziose, ma non perchè le posseggo. Non si può possedere la radiosità, si può solo ammirare. Il problema con le persone senza vizi è che generalmente puoi essere sicuro che avranno delle virtù piuttosto noiose”. Sempre rimanendo nel cinema, il 2011 ci ha privati anche di Peter Falk, l’indimenticato Tenente Colombo, da cui ci piacerebbe, oggi, farci recitare per un’ultima volta la frase tormentone proprio del suo personaggio più celebre: “Oh, c'è un'ultima cosa...”.
Ed un’ultima cosa, anzi sicuramente anche qualcuna in più, l’avrebbe dovuta e potuta aggiungere alla sua vita e alla sua carriera anche Amy Winehouse, talento cristallino della musica internazionale, uccisa lo scorso luglio, all’età di 27 anni, da una fragilità interiore che nemmeno fan, successo e soldi erano riusciti ad annullare e che sfociava, regolarmente, negli aspetti più distruttivi della vita: “Mi piacciono le pin-up. Mi sento più uomo che donna. Però non sono lesbica, non prima di una sambuca comunque. Non sono del tutto ok ma credo che nessuna donna lo sia.”
Ucciso dalla sua passione infinita per i motori, ed in particolare per le due ruote, è stato Marco Simoncelli, che proprio su quello stesso tracciato di Sepang dove nel 2008 aveva conquistato il suo primo ed unico titolo iridato ha trovato la morte lo scorso 23 Ottobre a soli 24 anni. Uno come tanti Marco da Coriano, anche per questo la sua storia ha qualcosa, purtroppo, di immorale ancor prima che di immortale. “Il mio sogno, da quando ancora non camminavo, è uno solo: andare forte sulle moto grosse. Si vive di più andando cinque minuti al massimo su una moto come questa, di quanto non faccia certa gente in una vita intera”.
E se il Sic ha rappresentato un eroe moderno per tanti giovani adolescenti, c’è una generazione di amanti dello sport, ed in particolar modo della boxe, che ha creduto per diversi anni di conquistare il mondo anche grazie ai cazzotti sferrati da Smokin Joe Frazier. Uno dei pugili più amati e più forti di tutti i tempi se ne è andato il 7 di novembre, sconfitto da una malattia più forte dei suoi muscoli e del suo carattere, nella stessa Philadelphia che ancora oggi celebra il mito cinematografico di Rocky Balboa: “Per essere un campione ci vogliono tanto cuore e coraggio. Mi piace essere sempre in moto, arrivare e andarmene presto. A che cosa mi serve avere vicino un altro? A farmi portare in giro in automobile e a lasciare che sia lui a divertirsi? L'unico posto in cui ho bisogno di aiuto è sul ring, e lì vogliono che ci vada da solo”.
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