Leonardo: da Vinci a New York
  arti visive - di Francesca Pierucci  
 
 
Tra le grandi rassegne artistiche di questo 2011 è impossibile non menzionare la maestosa mostra della National Gallery di Londra su “Leonardo da Vinci. Pittore alla corte di Milano”. Inaugurata il 9 novembre e aperta fino al 5 febbraio 2012, essa rappresenta un evento di portata eccezionale e senza precedenti per quanto riguarda il maestro toscano universalmente riconosciuto come “genio” a tutti gli effetti. E’ impossibile racchiudere in un articolo unico l’importanza di un personaggio come Leonardo da Vinci (1452-1519), esempio sublime della perfetta incarnazione di artista medievale: pittore, scultore, architetto, scrittore, ingegnere, inventore, musicista e trattatista. Scusate se è poco.
L’intento finale della mostra è stato di riuscire a raggruppare tutti i dipinti che egli realizzò per il principe Ludovico Sforza, meglio noto come Ludovico il Moro, tra il 1482 ed il 1499, anni in cui il pittore si trovò presso la corte milanese probabilmente inviatovi secondo i programmi dei rapporti diplomatici di Lorenzo il Magnifico. Le nove tele esposte (delle 14 totali conosciute) sono probabilmente fra le opere più conosciute della storia dell’arte di tutti i tempi. Tra queste il “Salvator Mundi” (Collezione privata, New York), solo recentemente riconosciuto come autentico leonardiano, la “Madonna Litta” (Ermitage, San Pietroburgo), “La Belle Ferronnière” (Louvre, Parigi) e la “Dama con l’ermellino” (Czartoryski Foundation, Cracovia), ossia il ritratto della giovane Cecilia Gallerani, presunta amante del Moro. I Musei Vaticani hanno concesso in prestito il loro “San Gerolamo”, il Duca di Buccleuch la “Madonna dei Fusi” e la Pinacoteca della Biblioteca Ambrosiana di Milano il “Ritratto di musico”. Per la prima volta vengono altresì affiancate le due versioni della “Vergine delle Rocce”, quella magnifica della stessa National Gallery datata 1491-1508 e quella del Louvre, eseguita tra il 1483 ed il 1486. Quest’ultima non era mai stata prestata prima di tale occasione e ancora oggi sono illimitati gli studi che tentano di dare una spiegazione alla volontà di Leonardo di crearne due variante, cosi simili eppure completamente differenti se osservate con attenzione.
I prestiti sono stati il frutto di un intenso lavoro diplomatico e di scambi che hanno permesso a Luke Syson ed a Nicholas Penny, rispettivamente curatore dell’Arte Italiana precinquecentesca e direttore della National Gallery, di poter realizzare un evento di tale rilevanza a livello mondiale. Infatti, il museo londinese ha assicurato al Louvre la concessione temporanea del cartone di Sant’Anna per la mostra “Leonardo Da Vinci’s Sant’Anna” (29 marzo-25 giugno 2012), che sarà affiancato a quello che fu poi il dipinto definitivo, ossia la “Vergine e Cristo Bambino con Sant’Anna e Giovanni Battista”.
Considerando la cifra da capogiro a cui ammonta l’assicurazione contro il furto per le opere esposte, 1,5 miliardi di sterline, non si può non considerare come assente giustificata la “Gioconda” parigina.
Nonostante i rischi e le difficoltà che caratterizzano gli spostamenti di opere di tale portata, il diretto confronto di cui potrà godere il visitatore sarà fondamentale per avvicinare il pubblico all’arte antica, attribuendole la componente dinamica che è così tipica invece solo del contemporaneo. Quella stessa attualità che diedero a Leonardo, perdonatemi il paragone, Benigni e Troisi nell’indimenticabile film “Non ci resta che piangere”.

 
Tra gli appartenenti al mondo delle arti visive, per il 2011 meritano di essere menzionati:

1. Luke Syson: Curatore dell’Arte Italiana precinquecentesca ed il capo della ricerca presso la National Gallery di Londra. Dopo cinque anni di trattative e studi è riuscito a organizzare, non senza fatica, la mostra sopracitata e dal gennaio 2012 sarà il responsabile della Scultura Europea e delle Arti Decorative della collezione Iris & B Gerald Cantor presso il Metropolitan Museum d New York.

2. Peter Greenaway: Direttore cinematografico di contenuto principalmente artistico e lui stesso artista visionario, ha realizzato un’installazione presso l’Armory di New York (fino al 6 gennaio 2011), ricreando in scala il refettorio di Santa Maria delle Grazie di Milano, in cui si trova l’affresco di Leonardo da Vinci dell’Ultima Cena, tanto preso di mira dalle peculiari teorie di Dan Brown. L’affresco, anch’esso riprodotto, veniva animato da una serie di giochi di luce e suoni tali da immergere completamente lo spettatore in un contesto ibrido nato dal dialogo fra la tecnologia moderna e l’arte plurisecolare. Il titolo originale dell’opera era Leonardo’s Last Supper: A Vision by Peter Greenaway.

3. Anna Coliva: Direttrice della Galleria Borghese di Roma. Ha curato la mostra ora alla Galleria Borghese fino al 9 aprile “I Borghese e l’Antico”, in cui sono esposte temporaneamente nella loro sede originaria decine di statue classiche in prestito dal Museo del Louvre, che vennero vendute dalla famiglia romana a Napoleone all’inizio dell’Ottocento. Bonaparte, fratello di Paolina che fu data in moglie a Camillo Borghese, riuscì cosi ad esportare in Francia 695 opere delle 2200 totali appartenenti alla famiglia romana, andando a formare il primo strato della collezione che avrebbe riempito le sale dell’immenso museo di Parigi. Il Vaso Borghese, l’”Ermafrodito dormiente” restaurato dal Bernini, ed i rilievi con le Danzatrici e le Sacrificanti solo per citarne alcuni.
 
     
 


 
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