Dal passaparola al cinguettio.
Quando la tecnologia promuove l'arte
 
 
avant garde - di Daniela Badalì
 
 
 

Che si tratti di un check-in del luogo appena visitato sulla piattaforma di geolocalizzazione Foursquare, della condivisione dei nostri pensieri sulla bacheca di FaceBook, o dello scambio veloce di tweet alla risposta: "Che c'è di nuovo?", appare evidente che il mondo del web giri attorno alla spettacolarizzazione mediatica di tutto ciò che vediamo, proviamo e viviamo.

Con il Web 2.0 le frontiere della comunicazione sono state abbattute, la partecipazione attiva degli utenti che utilizzano i social network per comunicare, per condividere e per mostrare agli altri i propri interessi, è aumentata.
Di conseguenza, con la crescita esponenziale della rete sociale, sono cambiate le regole del webmarketing. I web communicator hanno pensato di andare oltre il semplice l'utilizzo della condivisione, sfruttando la popolarità dei social media che sono lo strumento più adatto e indispensabile, se non obbligatorio, per quelle aziende che hanno voglia di costruire la propria immagine sul web.
Se avere un sito internet permette di raggiungere migliaia di visualizzazioni, figuriamoci una fanpage o un account su uno dei tanti social network esistenti che permettono una comunicazione più rapida ed efficace favorita dall’aggiornamento in tempo reale e dal passaparola.
Questo lo sanno bene gli organizzatori di eventi e i curatori di mostre che per aggiudicarsi una fetta di pubblico più ampia, utilizzano la rete per pubblicizzare le proprie manifestazioni artistiche e culturali, mettendo in contatto chi crea l'arte con chi la cerca, fondendo strategie di marketing con la multimedialità.

La partecipazione degli utenti si limita al numero di fan che hanno premuto l'icona “Mi piace” sulla pagina dell'evento e al numero di retweet, o porta realmente la gente alle manifestazioni?
Per saperne di più, su come il mondo dei social media stia influenzando anche quello dell'arte abbiamo girato la domanda a Rossana Macaluso, uno dei membri fondatori della Router Agency di Roma.

Come e quanto i social network influenzano il mondo dell’arte?
I social network hanno determinato una vera e propria spinta all’interazione. Penso che l’influenza maggiore sia data dalla tempestività dell’informazione e del rapporto frontale con il proprio interlocutore. Un esempio su tutti è l’uso che un famoso museo di Roma fa del proprio profilo Facebook. Non solo comunica in tempo reale aggiornamenti sui propri eventi, ma crea rapporti diretti con i fanpage attraverso semplici quiz di arte contemporanea alla cui soluzione segue l'assegnazione di piccoli premi, come ingressi gratuiti.

Il numero di utenti che aderiscono virtualmente all'evento che promuovete corrisponde effettivamente a quello dei partecipanti?
La Routes Agency è un’agenzia di curatela di eventi, il cui obiettivo è porre l’arte contemporanea in una relazione diretta con ogni ambito della società, investendo sullo sviluppo produttivo, sulla creatività e sulla ricerca. È in questa logica che intendiamo la comunicazione degli eventi non tanto in termini di visibilità, quanto di informazione. L’esercizio della curatela è visto come un processo di condivisione nel quale la posizione del curatore interagisce con gli artisti, con le istituzioni, ma soprattutto con lo “spettatore”, per produrre un piccolo frammento di senso che conduca una comunità aperta e mutabile a una riflessione. Attraverso i social network è possibile “raggiungere” coloro che sono già inseriti nella nostra rete, ma è soprattutto auspicabile suscitare l’interesse di coloro che solo marginalmente sono interessati al mondo delle estetiche contemporanee. E noi ci siamo riusciti.

L'ultimo evento che avete pubblicizzato sui social network?
È stato Dispersione/Disseminazione, un evento durante il quale sono stati messi all’asta sette oggetti d’affezione dell’artista Cesare Piteroiusti. La formula adottata è stata quella del baratto, ovvero è stata data la possibilità ai partecipanti di avanzare proposte di scambio con oggetti, nuove collocazioni o proposte esperenziali, cioè idee da condividere con l'artista. In questo caso, il lavoro di comunicazione è stato complesso, occorreva infatti non solo comunicare l’evento ma promuovere anche l’asta. Parte del merito è da attribuire sicuramente al tam tam avvenuto attraverso i social network.

 

Rossana Macaluso
Membro fondatore di Routes Agency, Cura of Contemporary arts, agenzia di curatela per l’arte contemporanea (www.routesagency.com) ed editor del periodico trimestrale indipendente Root§routes research on visual cultures (www.root-routes.org). Docente di Comunicazione Visiva Contemporanea presso i corsi Management degli Eventi e Account and Brand Management e assistente al coordinamento di eventi del Master in Curatore Museale e di Eventi presso lo IED – Istituto Europeo del Design di Roma.

 





 
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