Raffaello Sanzio
ha cambiato la sua foto profilo.

  arti visive - di Francesca Pierucci  
 
 
La nostra generazione più di ogni altra in passato appare fondata su luoghi comuni. Frasi fatte e discorsi che avremmo sentito ripetere innumerevoli volte. Non ci sono più le mezze stagioni e si sa. Il riscaldamento globale sta facendo sciogliere tutti i ghiacciai, e si sa anche questo. Il vivere in una società logorata dal consumismo poi, è ormai pane quotidiano. Ma la più gettonata ormai è quella sull’era digitale. Internet ha rivoluzionato la storia, ma come dargli torto? Adesso tutto si può fare comodamente da casa; risparmi tempo, benzina e soldi, e guadagni anche qualche anno di vita grazie alle mancate crisi di nervi. Sono cambiati i modi di porsi, di interagire, di conoscersi. E’ impossibile negare come i social network siano incredibili per rintracciare vecchie amicizie o compagni di scuola, che magari si trovano dall’altra parte del mondo. Ma non ci hanno forse resi ancora più pigri e più malpensanti? Se non hai Facebook sei un asociale oppure hai qualcosa da nascondere. Se non fai vedere i tuoi amici probabilmente ne hai 6 e tutti sfigati. Se ne hai 1500 sarai un fenomeno da baraccone con tanti conoscenti ma al tuo compleanno sarai più solo che mai. Certe cose poi era proprio meglio non scoprirle, e invece grazie al caro Zuckerberg possiamo sapere i fatti di tutti, minuto per minuto, spostamento per spostamento, neanche fossimo al Grande Fratello. ‘Occhio non vede, Facebook te lo dice’. Involontariamente parliamo anche in maniera diversa; al massimo una volta si diceva che era tutto un ‘magna magna’, ora invece è tutto un ‘tag, post, check-in, upload, twit’. Persone che non parlano inglese però adoperano certe parole tipiche del ‘tecnologico’ con una scioltezza incredibile.
Ma all’arte quanto ha fatto bene il digitale? L’immediatezza di internet, che ci ha reso disperatamente impazienti (i nervi a fior di pelle quando una pagina non si carica a velocità lampo saranno anche a voi sicuramente familiari), ha quindi dei risvolti indubbiamente positivi, soprattutto per l’arte contemporanea. Pensate a un artista emergente che desidera pubblicizzare le sue opere: i siti web sono il primo trampolino di lancio per farsi conoscere e raggiungere tutti i paesi del mondo in tempi brevissimi. Come per ogni altra cosa, ci permette di domandare e ottenere riposta in una frazione di secondo. Possiamo navigare il web per curiosità o per motivi didattici, per consultare l’apertura degli orari di musei e gallerie, vedere documentari sulla storia dell’arte o leggere articoli su editoriali multimediali come lo stesso Turboarte. Addirittura è diventato possibile seguire le aste e parteciparvi in tempo reale.
Puoi diventare un viaggiatore del mondo. In un click sei alla Sagrada Familia a Barcellona, al Louvre di Parigi, nella Cappella Sistina, nei Musei Vaticani, nel Metropolitan Museum di New York. Per non parlare di Google Earth. Un sistema satellitare che ogni volta mi lascia basita. Puoi tranquillamente passeggiare fra i Fori Imperiali, vederli dall’angolazione che preferisci, più in alto, più in basso, da destra, da sinistra. Puoi entrare nel Colosseo a fare il gladiatore (o la tigre se preferisci), puoi passare sotto l’Arco di Costantino. Magari ti stufi di camminare sui sampietrini e decidi che invece oggi ti senti un po’ faraone, ed ecco che visiti la piramide che hai fatto costruire come tua sepoltura, o attraversi la Valle dei Re a Luxor. Le distanze, i tempi, i fusi orari sono dati relativi. Non devi prenderti ferie, né imbottirti di medicinali, fare vaccini o ore di fila sotto il sole. Tutto dalla poltrona di casa tua. Però voi siete proprio sicuri che l’effetto sia lo stesso? Impossibile, ovvio. I colori, gli odori, certi sguardi, le pennellate, la visione d’insieme, la piccolezza dell’uomo di fronte a certi monumenti imponenti non si possono misurare e trasmettere in pixel e megabyte.
La storia dell’arte si è costruita nei millenni anche grazie ai tempi dilatati, necessari affinché gli stili e le correnti si mescolassero e influenzassero a vicenda. Sarebbe impensabile al giorno d’oggi progettare una cattedrale o un mausoleo che impieghi 30 anni per costruire. Lo stesso vale per una tela o un affresco. Ve lo immaginate Michelangelo che prima di scagliare il suo scalpello contro il naso di Mosè (ammesso che andò proprio così), decide di fare un ‘Caricamento dal cellulare’ sulla sua pagina per avere l’opinione di altri artisti? Oppure: ‘Leonardo da Vinci ha stretto amicizia con Ludovico Sforza’. Aprire Facebook e leggere ‘Pablo Picasso e Amedeo Modigliani si trovano al Cafè de la Rotonde a Parigi’ ? Perderebbe quel fascino speciale che ci invade leggendolo su una guida, o sul libro di uno scrittore vissuto gli stessi anni.
Noi saremo anche figli di una generazione digitale, tecnologica, spensierata e moderna. Ma mai come nella storia dell’arte trova la sua realizzazione perfetta la convinzione di Picasso che “Ci si mette molto tempo per diventare giovani”.
 


 
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