Una valanga di architetti
architettura - di Paolo La Farina
 
 
 
In una interessante analisi pubblicata del presidente dell'Ordine degli architetti di Roma, Amedeo Schiattarella, appare qualcosa di veramente anomalo. Impressionante.
In questo numero di TURBOARTE, la cui linea editoriale è il lavoro, credo che possa dare uno spunto di riflessione ai tanti amici professionisti che lo leggeranno.

Nel 2003 gli architetti operativi in tutto il mondo erano 1.270.000 circa. Alla stessa data, solo in Italia se ne contavano 111.000. Poco meno del 10% di tutto il pianeta!
Se poi guardiamo i dati dei paesi europei, nel 2005 l'anomalia diventa ancora più eclatante: 50.000 architetti tedeschi, 27.000 francesi, e gli italiani?
123.000
! Non male vero?

Solo a Roma erano iscritti all'ordine 14.000 architetti, pari al numero di quelli di due paesi come il Portogallo e la Svezia messi insieme.

Il rapporto architetti/abitanti in Italia è 1 ogni 470 abitanti. Detto in questi termini non sembra niente di strano. Ma se lo confrontiamo con gli altri paesi europei... Francia: 1 ogni 2.200 cittadini; Inghilterra: 1 ogni 1.900; Germania: 1 ogni 1600; Spagna 1 ogni 1.200. In Europa, se escludiamo l'Italia dal conteggio, la media è di 1 ogni 1.550 abitanti e nel mondo di 1 ogni 3.800.

Guardiamo ora qualche dato relativo alle Università e agli studenti di architettura: in Italia il rapporto studente/popolazione è di 1 su 761, contro una media europea di 1 su 1.900.
Nel 2005, in tutta Europa, gli studenti delle facoltà italiane di architettura erano circa 200.000. Solo in Italia 76.000.
Ciò significa che, nella prospettiva futura, il dato della anomalia italiana tende a mantenersi.

Come se questo non bastasse, nel nostro paese assistiamo a un continuo sovrapporsi di competenze tra varie figure professionali: architetti, ingegneri, geometri, periti edili, ecc.. fino alle lauree triennali. Tutto ciò condito con una buona dose di confusione normativa, di regolamenti e di giurisprudenza.
Il risultato che ne deriva è che in Italia esistono una miriade di microstudi con fatturati bassissimi. La media in Inghilterra conta 6,6 addetti a studio; in Olanda 6,5; in Germania 4,5; in Francia 4,1, in Spagna 2,6; in Italia 1,4. Ciò determina anche una redditività media degli studi di architettura che ci vede in Europa al 21° posto.

Ma tanti microstudi individuali non equivalgono a pochi grandi studi ben organizzati. Non hanno alcuna possibilità di competere con gruppi/aziende di ingegneria/architettura francesi o inglesi, con fatturati di miliardi di euro e con decine di migliaia di persone occupate. Proprio grazie alla loro "forza d'urto" sono in grado di accaparrarsi le grandi commesse internazionali europee ed extraeuropee, lasciando a bocca asciutta i piccoli.

La situazione è quindi gravissima. Non c'è più tempo per rimanere legati ai propri piccoli interessi in ambito nazionale e non accorgersi che il resto del mondo è andato molto avanti e noi, come nazione e come professionisti ne siamo stati tagliati fuori.

I dati riportati sono tratti da analisi Cresme.





 


 
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