From Russia with work   sport - di Riccardo Testa  
 
 

Dalla Russia con “lavoro”; come mai ci preoccupiamo dell’economia e della crisi occupazionale russa? Semplice, la Russia, dopo la candidatura a sorpresa per ospitare i mondiali di calcio del 2018, ha ottenuto una ancor più sorprendente assegnazione. Pensiamo agli enormi spazi del territorio russo, milioni di km quadrati e miliardi di abitanti che, un po’ per il clima ed un po’ per il retaggio economico che ha settorizzato in fabbriche i propri poli industriali isolati dalle grandi città e fuori dal tempo, non avrebbe mai immaginato soli dieci anni fa di poter gestire un mondiale di calcio. Le candidature contrapposte a quella del Cremlino sono state Spagna/Portogallo, Inghilterra e Paesi Bassi/Belgio. Già da subito, si capì che l’Inghilterra non sarebbe stata competitiva. La commissione di Zurigo promosse la Russia a dispetto delle altre un po’ per lo stesso motivo secondo il quale la successiva organizzazione, quella del 2022, è stata affidata al Quatar: immettere nuova linfa in una competizione che, allo stato odierno di un mondo completamente globalizzato, non poteva permettersi una inutile rivisitazione di clichè già visti.
Ricordiamo poi che l’influente politica economica russa, che vede il 25% del suo PIL fagocitato dall’esportazione di petrolio, ha però nelle infrastrutture il suo punto debole. Infatti, il territorio è ancora segnato da quello che fu lo sviluppo industriale che rese una superpotenza l’ex URSS. Il Cremlino ha spinto per l’assegnazione del mondiale alla luce anche del proprio parco stadi, idonei per grandezza agli standard FIFA: infatti, dei 16 stadi necessari, dislocati in 13 città, solo 2 saranno di nuova costruzione, mentre per gli altri occorrerà semplicemente un opera di adeguamento secondo le normative FIFA. Questo renderà sicuramente un beneficio, grazie anche ai finanziamenti, al settore delle costruzioni russo, che con un -16% è stato l’emblema della crisi del PIL nel 2009. Sicuramente, queste opere di consolidamento ed implementazione della risorsa stadi porterà anche alla crescita a tutti i livelli del settore, grazie alle opere correlate che sicuramente daranno nel breve termine uno scossone a livello occupazionale e di crescita infrastrutturale. Resta da considerare la Siberia, regione russa ostica ma che non può essere tagliata fuori dall’organizzazione del mondiale, e sulla quale si riversano le preoccupazioni di un comitato organizzativo che deve trasferire dalla carta al cemento quanto di buono realizzato in fase progettuale.

 


 
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