La metropoli e la perfezione del nulla.
Conoscere, perdersi e amare nella Città Metropolitana.
  di Michele Centorrino
 
Riusciresti a vivere in una città piccola? NO! Camminando per le vie di una metropoli potresti perderti, non basterebbe una vita per interpretare i legami che si creano tra le migliaia di persone che passano, sono passate e passeranno lì dove sei tu. Luci e ombre ti catturerebbero, invorticandoti in giri infernali e paradisiaci allo stesso tempo, club del vizio, musei, insegne che invitano all’assaggio dell’enogastronomia più disparata per farti viaggiare nel tempo attraverso la macchina dei sensi. In una città provinciale, certo, la qualità delle vita è sicuramente migliore, ma io proprio non ce la farei. Mi va gia stretta una città con milioni di abitanti…figuriamoci.
Mi rallegra invece sapere che ogni giorno se hai gli occhi curiosi puoi scoprire un angolo a cui prima non avevi fatto mai caso e stupirtene per la straordinaria bellezza della conoscenza inaspettata. Sul lato umano e culturale poi non ne parliamo. Il multi culturalismo c’è, e per fortuna le metropoli sono il luogo per eccellenza in cui gli incontri e gli scontri generano nuove corrent, i margini di un futuro cambiamento e innovazione. In passato, come adesso, era evidente che la ricerca per rendersi efficace aveva bisogno di pluralismo interpretativo attraverso il quale riuscire ad essere aderente alla realtà, non a caso l’arte contemporanea basa la sua affermazione attraverso feedback che derivano innanzitutto dalle pubbliche relazioni e poi dall’opera artistica stessa.
Il significato è dunque passato in secondo piano, diventato forse anche più ricco dal momento che sfugge ai più, che si fermano all’evento o l’immagine piuttosto che ad un titolo senza riuscire a leggere tutto il contenuto. Ma la colpa non è di nessuno, è un cane rabbioso che si morde la coda: la ricerca della conoscenza in una città metropolitana. I “gatekeepers” sono saltati, “la perfezione del nulla” di cui parlava Ferrarotti si è andata espandendo sempre di più, il mare magnum dei messaggi ci sommerge a più livelli. L’individuo è solo fra milioni, ha la ricchezza informativa in mano, il problema è riuscire a sfruttarla rendendosi padroni del flusso, essendo filtri di noi stessi per catturare neo culture e movimenti che rischiamo di farci sfuggire dalle mani come la sabbia del mare.
Pensiamo poi ai rapporti personali. Non ho mai capito chi vivendo in una grande città si rinchiude ghettizzandosi nel proprio quartiere. Uscite! Liberatevi, conoscete persone che vengono da altri paesi, allargate la vostra cerchia e contaminatevi! La ricchezza che ne deriva vi accompagnerà per sempre, come l’esperienza del viaggio, per chi ha la fortuna di poterselo permettere è impagabile, passare 1 mese nell’immensa Los Angeles girando per la California, infilarsi nei mercati di Bangkok, per non parlare della vecchia Europa con le sue capitali in cui innamorarsi ogni volta.
Non dimentichiamo la regina delle metropoli, New York, con la sua Manhatthan, entrata nell’immaginario collettivo attraverso fiction che descrivono la miriade di rapporti personali in cui potete imbattervi nella grande mela, dall’Upper East side a Soho passando per Central Park, anche senza essere Kerry Bradshaw o dei giovani rampolli targati USA.
Così alcuni partono e non tornano, altri hanno la fortuna di essere nati in metropoli da cui difficilmente riusciranno a separarsi. Per tutti si spera ne sia valsa la pena, che queste realtà siano all’altezza riuscendo ad attuare politiche di integrazione e sviluppo degne di questo nome, rendendo posti unici di per se, innovativi e all’avanguardia.

   
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