Ritorno al presente…le interviste impossibili
Stanley Kubrick
“Un sogno, non è mai soltanto un sogno”

 
ritorno al presente ...
di Filippo Gherardi
   
 
Il protagonista di questo mese della rubrica “Ritorno al futuro…le interviste impossibili” è Stanley Kubrick, genio indimenticato ed indimenticabile del cinema mondiale, che lega le sue origini professionali, e non solo, proprio alla “capitale del mondo” : New York.

Tra i suoi numerosi fan, c’è chi ama ricordarlo, ancora oggi, come un vero e proprio regista-filosofo:
“Talvolta la verità di una cosa non sta tanto nel pensiero di essa quanto nel modo di sentirla. Il reale va bene, l'interessante è meglio”.
Altri invece, semplicemente, come uno degli interpreti migliori della cinematografia mondiale per il suo modo di concepire il ruolo del regista:
“Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato. Il miglior modo per imparare a fare un film è farne uno”.
Alcuni di voi si saranno sempre chiesti che tipo di formazione ha avuto Stanley Kubrick:
“Non ho mai imparato nulla a scuola e non ho mai letto libri per puro piacere finché non ho avuto 19 anni. Credo che il grande errore nelle scuole sia di cercare di insegnare ai bambini un po' di tutto, e di usare la paura quale motivazione di base. Paura di essere bocciati, di non restare con la tua classe. L'interesse invece può produrre conoscenza che in proporzione alla paura è una esplosione nucleare rispetto ad un petardo”.
…e cosa penserebbe lo stesso Kubrick dell’attuale situazione politica-mondiale:
“Le superpotenze si comportano da gangster, ed i paesi piccoli da prostitute”.
Uno dei film più popolari tra quelli che fanno parte della produzione di Kubrik è indubbiamente “Arancia Meccanica”:
“L'uomo deve poter scegliere tra bene e male, anche se sceglie il male. Se gli viene tolta questa scelta egli non è più un uomo, ma un' “arancia meccanica” “.
Stesso discorso vale per “2001 Odissea nello spazio”, non ultimo ispirazione proprio del prossimo numero di Giugno di Turboarte:
”Ognuno è libero di speculare a suo gusto sul significato filosofico del film, io ho tentato di rappresentare un'esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo direttamente nell'inconscio”.

 
 
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