Ultima sera a New York
  viaggi - di Filippo Gherardi    
 
La Dodge Charger grigia che ci ha scorrazzato per sei diversi Stati è ormai tornata nel suo garage sulla 3th Avenue, lì dove dodici giorni prima prelevandola ne avevamo chiesto, indirettamente, la necessaria complicità per la scoperta della parte più "vecchia" e senz'altro più europea degli Stati Uniti d’America.
Domani alle 19 l'appuntamento con il Boeing 777 Alitalia che ci riporterà a casa, stasera invece con l'ultima sera dall'altra parte dell'Atlantico, l'ultima sera tra i giganti newyorkesi che dominano Manhattan e che colorano un cielo piccolo e distante visto da qua giù.
L'ultima sera a New York inizia dal ricordo di due settimane intense, stancanti ed indimenticabili. Alla mente tornano Boston con le sue università, i suoi edifici storici a confondersi con moderni ed avveniristici grattacieli, e poi quel colore verde che sembra dominare ogni angolo della città che diede i natali, tra gli altri, a J.F. Kennedy. Neanche il tempo di lasciare Boston comunque e con lei le immense campagne del Rode Island prima, e del Massachussets e dello stato di New York poi, che la mente inesorabilmente si distrae dinnanzi al rumore assordante e la regale maestosità delle Cascate del Niagara. Un capolavoro naturalistico quasi paradossale per il suo contesto, a cavallo sulla linea di confine che divide il Canada dagli Stati Uniti, circondato, a tratti soffocato, da una sorta di sala giochi all'aperto costruitagli intorno(il paese, sul versante canadese, di Niagara Falls). Splendide le cascate americane, "American Falls", semplicemente incredibili quelle canadesi,"Horseshoe falls", chiamate così per la loro forma a ferro di cavallo. Una parentesi di "diversità" culturale, seppur sottilissima, in più di mille miglia di autentico e puro "American Dream". Lo stesso degli europei migrati nel nuovo mondo in cerca di una vita migliore, lo stesso di anni di lotte per l’integrazione razziale, ed anche lo stesso che si legge perfettamente nei volti e nelle strade di Philadelphia. Capitale simbolica, anche se non politica, della Pennsylvania, culla e cuore dell'Indipendenza americana, qui infatti si trovano la Indipendence Hall, dove fu firmata la Dichiarazione d'indipendenza nel 1776 e redatta la Costituzione degli Stati Uniti nel 1787, ed anche la Liberty Bell, la storica campana che sempre nel 1776 radunò con il suo suono i cittadini per la lettura della dichiarazione di Indipendenza. La città del mito cinematografico di Rocky Balboa ma anche di quello storico del pacchero William Penn, padre fondatore la cui statua sovrasta la città dalla sommità della City Hall. Con Philadelphia il quadrilatero si chiude e tutto torna, come fosse un circuito automobilistico, al punto di partenza.
Ed eccoci dunque all'ultima sera a New York, la città che ci ha presentato l'America e quella che suo malgrado l'accompagnerà nel cassetto dei ricordi. L'ultima sera a New York è illuminata dalle luci di Times Square, centro immaginario del mondo, dove i taxi sembrano cavallette e l'infinità di cartelloni pubblicitari proiettano un quanto mai moderno, ma comunque diretto, concetto di cosmopoliticità. L'ultima sera a New York è nei teatri di Broadway e nelle limousine che vi passano, o parcheggiano, davanti. L'ultima sera a New York è il ponte di Brooklyn illuminato in lontananza che riporta alla mente decine di film, ma anche gli occhi di grattacieli che sembrano spiarti dall'alto senza farsi troppo notare. L'ultima sera a New York è il ricordo di un pomeriggio trascorso ad Harlem, con la guida che a metà di Martin Luther King Avenue si ferma e ti invita a tornare indietro, quasi a voler dire: "E' qui che finisce il sogno...". L'ultima sera a New York è il pensiero del silenzioso caos di Central Park e del dolore mai scordato di Ellis Island e Ground Zero, luoghi diventati simbolo di sofferenze ed angosce. L'ultima sera a New York è il fumo dei tombini che esce mentre percorro la mondanissima 5th Avenue per tornare in albergo e che irrompe nel silenzio notturno delle vetrine, chiuse, di Tiffany e del Rockfeller Center. L'ultima sera a New York è la vista da una camera di un albergo, con la mente che torna alla melodia di un trombettista ascoltato qualche sera prima in un jazz club di Greenwich Village. La colonna sonora ideale dell'ultima notte nella "capitale del mondo".
   
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