“I vestiti che preferisco sono quelli che creo per una vita che non esiste ancora,
il mondo di domani”
[Pierre Cardìn]
Spazio e tempo: questi sono i sovrani che regnano incontrastati sull’universo moda. Signora dell’”hic et nunc” cova al suo interno i germogli che serviranno a nutrire le capacità visionarie di quegli strani personaggi chiamati stilisti, che con le loro intuizioni anticipano scenari, descrivono cronache di realtà non ancora accadute, indicano la direzione per strade non ancora percorse. Parlando di moda, di spazio e di futuro non possiamo non parlare anche di quegli stilisti che legarono indissolubilmente questi tre concetti e li posero a guida indiscussa della propria ispirazione: Pierre Cardin, Paco Rabanne, André Courragès.
Pierre Cardin, couturier italianissimo ma francese d’adozione, che ha festeggiato nel 2010 i sessant’anni della sua maison, fu il primo fra tutti a vestire la donna dello spazio. Ancora prima che Armrstrong battezzasse il suolo lunare con l’impronta dei primi moonboots, Cardin accese le passerelle parigine con abiti da cosmonauta che allora gli valsero l’espulsione dalla Chambre Syndacale de la Haute Couture.
Tute spaziali in latex, colori sgargianti , forme geometriche che guardavano ad uno stile puro, androgino, assolutamente lontano da quella che era la visione “istituzionale” della donna di allora. Gli anni della grande rivoluzione culturale erano prossimi, Cardin ne respirò i fumi in anticipo e li tradusse in quell’ ondata che lui stesso definì “èra spaziale” che come un fiume in piena non tardò a travolgere le fantasie degli stilisti contemporanei che ne interpretarono a loro volta il senso.
“Il metallurgico della moda”: così mademoiselle Coco definì con disprezzo tutt’altro che velato il giovane Paco Rabanne. Spagnolo appassionato di architettura e di fenomeni paranormali, Rabanne sperimentò l’utilizzo di materiali allora decisamente ai confini del mondo della moda: vernici, plastica, pvc, sposandoli con i più tradizionali. Fu lui che vestì Barbarella, l’eroina spaziale interpretata nel ‘67 da una sensualissima Jane Fonda che si muoveva sinuosamente nelle sue tutine di plastica argentata, tra scenografie psichedeliche a caccia di strane creature aliene.
“Couture Future”: questo il nome della linea che presentò negli anni ’60 Andrè Courrages. Abiti minimalisti e mini, dai colori neutri, assolutamente comodi che favoriscono i movimenti in assenza di gravità! 'sputnik couture', ispirata ai romanzi di Asimov e Dick, prefigurando il futuro, la moda metallica.
Come si sta preparando quindi la moda nell’affrontare questo viaggio promesso verso mete ipergalattiche? Le tematiche spaziali non hanno mai abbandonato in questi decennio i mood dei designer di moda, si ripropongono come ritornelli, forse meno corali ma sicuramente non meno estrosi.
Thierry Mugler, Nicolas Guesquieres per Balenciaga, Francisco Costa per Calvin Klein, Ennio Capasa per Costume National, Giorgio Armani, Garreth Pugh, Derek Lam, Dolce e Gabbana. Questi sono solamente alcuni dei nomi degli stilisti che hanno attinto al patrimonio spaziale per mettere in scena l’immagine di una donna e di un uomo futuribili.
Fantascienza che inevitabilmente si fonde ora con la tecnologia che, nonostante non ci abbia ancora portato in gita su Marte, promette di aprire la strada a sperimentazioni materiche sorprendenti che accompagneranno i designer nei loro fantasiosi voli pindarici! Oggi, come cinquant’anni fa, l’accento oltre che a cadere su forme e volumi si poggia sui materiali, nuove fibre tecnologiche nuove prospettive per la confezione: damascati laserati, lavorazioni cut-off, riflessi ologramma, cuciture termosaldate e così via.
Non ci resta quindi che assistere fiduciosi ai prossimi sviluppi di moda, tecnologia e scienza, sperando che sulla prossima navicella spaziale deputata a portarci tutti in orbita, ci sia abbastanza posto per il guardaroba della futura umanità alla conquista dello spazio.