Ok, “il Teatro è un’arte non un’industria” !
Va bene, “l’artista dovrebbe seguire il sacro fuoco e non un interesse economico” !
Però il futuro imminente prospetta la trasformazione del Teatro da intrattenimento artistico a vizio pericolosissimo da mantenere.
Sentiremo dire nei centri di recupero da dipendenze varie: “ Di cosa ti fai?”, “ Di Teatro!”, “ Ah mi dispiace molto, il tuo è un brutto vizio!”.
Costerà più seguire l’amore per il palcoscenico che mantenersi la frenesia dal gioco d’azzardo!
Il perché è facile da intuire:
Soldi pubblici sempre più ridotti al lumicino.
Pubblico educato a rimanere inchiodato in poltrona nelle proprie casette davanti alla TV.
Affitti degli spazi teatrali esorbitanti.
Iva sui biglietti venduti.
Siae, Enpals, costi di allestimento.
Analizziamo passo per passo ciò che è oggi e che sarà domani:
I tagli selvaggi al F.U.S. (Fondo Unico per lo Spettacolo) sull’amministrazione del quale molti avremmo qualcosa da dire ma è inutile negare che da lavoro a gran parte dei tecnici dello spettacolo, hanno decisamente impoverito l’indotto e la spinta propulsiva del Teatro italiano.
Il pubblico ormai bombardato dalla Tv non pensa più ci possa essere un’alternativa valida e comoda al proprio salotto di casa. Gli stadi sono vuoti, i Teatri sono vuoti, i cinema “quasi” vuoti, i concerti ( a parte gli eventi di grande richiamo) vuoti. Può questo essere tutta colpa degli artisti e degli organizzatori ? No ! Ci troviamo chiaramente davanti ad una popolazione che si è piegata alla volontà del mezzo di comunicazione “unico” della nostra epoca che li induce a creare un mercato solo ed esclusivamente su quello che viene proposto\imposto dal mezzo stesso.
L’affitto dei teatri si aggira mediamente tra il 50 ed il 30 per cento dei posti (che equivalgono alla prospettiva di guadagno migliore per la compagnia) a loro disposizione, ad esempio: un teatro di 100 posti può, a seconda dal nome, dalle caratteristiche tecniche, pubblico proprio (ormai inesistente per quasi la totalità dei teatri) chiedere tra le 500 e le 300 euro. Quindi poniamo il caso uno spettacolo una sera faccia solo 30 persone di pubblico ad un prezzo “decente” di 10 euro a spettatore, il lavoro di quella sera può assestarsi tra il “conto pari” o una perdita di duecento euro. Questo solo per quanto riguarda l’affitto.
Mettiamo poi che su quei 30 posti equivalenti a 300 euro di guadagno bisogna pagare il 10 per cento di iva ad uno stato che del teatro si dimentica completamente ed allora la cifra netta diverrebbe 270 euro. Poi c’è la Siae che equivale al 10 per cento dell’incasso (più spese varie per l’apertura della pratica) ed allora altre 45 euro circa in meno, siamo a 225 euro. E l’Enpals ?? Non vuoi pagare la previdenza a chi la pensione non la vedrà mai !!?? Ed allora 15 euro ad attore su una paga al minimo sindacale … calcolando che oggi la media è di tre attori a spettacolo, via altre 45 euro siamo arrivati a 180 euro. Spese di allestimento ? A costo zero nessuno spettacolo può esistere, anche solo per spese di telefono, cancelleria, benzina e varie …Considerato che qui si parla di produzione in cui come minimo tutti devono saper fare tutto ed allora si può ovviare alla spesa del tecnico luci, audio, del macchinista, ci troviamo davanti in una situazione in cui ogni serata chi produce rischia di perdere tra le 400 e le 200 euro a replica.
Il futuro si fa incredibilmente ancora più nero e se le cose non cambieranno la remissione di una produzione si potrà fare anche più profonda:
Trovati un amore più costoso ..
Trovatemi un’arte più costosa …
Trovate un vizio, una dipendenza, una droga più costosa !!