Individui consapevoli
Farsi coraggio e dirigersi verso il miglior futuro possibile

  turbamenti - di Gian Carlo Grassi  
 
 
Si sono spese tante parole, previsioni di futuri possibili, profeti della tecnologia e poi il progresso inteso come impulso della visione quasi utopica di una vita sempre migliore.
Prevedere il futuro del mondo come nuovo e determinante valore per poter attuare strategie e arginare i pericoli (molti!), per trovare lo spazio che oggi non c’è ma che potrebbe esserci e collocare “Noi” da qualche parte. Noi quali società di massa che ci muoviamo tutti insieme verso tanti possibili “dove” che non si conoscono ma che abbiamo il dovere di calcolare perché la posta in gioco è troppo alta: c’è in ballo l’uomo e la sua conservazione. Poi dall’altra parte c’è la tecnica che avanza. Essa non è né uno stato né un possesso ma un processo, un’impresa in atto, e Noi dobbiamo contribuire o quanto meno stare al passo, pena la marginalizzazione. E allora eccoci inseriti inermi in una morsa implacabile che a pensarci fa star male perché non ci sono soluzioni, perché se si tira avanti è solo per inerzia, perché consapevolmente non potremmo non prendere una decisione radicale. Noi sappiamo, ma quasi come fosse istinto di sopravvivenza fingiamo di non sapere, perché altrimenti sarebbe impossibile, perché tutti lo fanno e perché così come lo vediamo, il mondo, non sembra essere troppo male. Lo vediamo quale appare e nonostante quelle cose che non funzionano, che lamentiamo e che ci convinciamo dovrebbero essere diverse, bene o male lo accettiamo e anche quando ci sforziamo di pensarci davvero e riflettiamo su di esso alla ricerca di soluzioni, lo facciamo rimanendone all’interno in quanto ne siamo gli ingranaggi costitutivi che seguono quelle regole che sono tutto tranne andare oltre. Ma ripeto: Noi sappiamo. Con lo sguardo, il nostro sguardo, saremmo in grado di togliere il velo, proprio quel velo di maya di cui parlava Shopenauer, il tessuto di apparenze, e rivelare la sovrastruttura che è un castello di carte, nient’altro che un castello di carte. Facciamolo! Guardiamolo davvero per quello che è e senza scadere in nichilismi inutili, attiviamoci con responsabilità incontro ad un domani fatto di Noi che non hanno paura di avere paura, che hanno capito e dunque fanno e discutono sinceri, anche con se stessi, che non si abbandonano al fiume degli eventi ma si muovono indipendenti, tutti insieme per il tutto. La responsabilità per il tutto non è altro che il valore supremo per il mondo di domani che ha come valore ad esso complementare un vivo senso per il suo oggetto, il tutto appunto, l’umanità in quanto tale.
Mi rendo conto che ad oggi pensare autenticamente a Noi, al sistema dal quale ci nutriamo e spogliarlo per individuarne le fragilità più drammatiche, possa spaventare quanto avvilire. Noi, però, abbiamo la facoltà di essere prima di tutto noi, singoli individui, e il singolo individuo è molto di più della società che ha creato. Abbiamo dunque la facoltà di pensare in piccolo che nella fattispecie significa pensare in grande per promuovere, addirittura fondare un sentimento per l’umanità.
Prendiamo in mano noi stessi e diventiamo severi nei nostri confronti, perché la questione del preparare il campo al miglior futuro possibile va risolta dal basso e non dall’alto. L’inizio, come tutto ciò che è buono e giusto, è ora e qui.
 


 
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