DORKY SUSTAINABILITY
 
avant garde - di Allegra Albani
 
 
 
Bizzare interpretazioni di sostenibilità. Partiamo da una definizione certa, estratta dalla più nobile libera enciclopedia globale, Wikipedia.
Lo sviluppo sostenibile è un processo finalizzato al raggiungimento di obiettivi di miglioramento ambientale, economico, sociale ed istituzionale, sia a livello locale che globale. Tale processo lega, in un rapporto di interdipendenza, la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali alla dimensione economica, sociale ed istituzionale, al fine di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni, evitando di compromettere la capacità delle future di soddisfare i propri. In questo senso la sostenibilità dello sviluppo è incompatibile in primo luogo con il degrado del patrimonio e delle risorse naturali (che di fatto sono esauribili) ma anche con la violazione della dignità e della libertà umana, con la povertà ed il declino economico, con il mancato riconoscimento dei diritti e delle pari opportunità. (Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo – rapporto Brundtland 1987)
Sembra una definizione limpida, chiara, che non permette particolari incompresioni. Eppure, sebbene sia un punto di partenza comune, essa non è plenariamente condivisa e quindi spesso sottoposta a differenti interpretazioni. C’è chi si sente sostenibile approfittando del sistema di innaffiatoio del giardino della nonna per rinfrescarsi, chi la domenica lascia la macchina in garage per usare la sua nuova ultra accessoriata fixed bike (che fa figo), chi si veste di verde in una serata fashion/green senza paura di sembrare leghista, chi come la mia coinquilina mangia solo cibo dal packaging marchiato con la scritta Bio, chi beve un succo al 100% acqua di cocco all’uscita di una lezione di Bikram Yoga, perché è molto meglio di qualunque strano energy drink.
Ma, apparte noi poveri mortali, drogati dalle mode del momento, c’è chi come Andrew Schneider (http://andrewjs.com), noto designer \ inventore pazzo americano, ci crede veramente. Non avrà inventato una DeLorean volante (non ancora) ma tra le sue bizzarre invenzioni, troviamo la soluzione a tutti i dubbi che ognuno di noi in questi giorni si è trovato ad affrontare, in vista della prossima stagione estiva. Quale tipo di costume metterò questa estate? Siete ancora indecisi tra i pantaloncini da surfista che vi fanno le gambe corte o lo slippino che fa molto è il mio primo giorno di mare ma sono già nero come una liquirizia? O per noi genere femminile costume intero un po’ retrò che non ha mai aiutato la silhouette di nessuno, o mini bikini provocante ma forse l’altro giorno invece che al cinema sarei dovuta andare in palestra? Bhè ora non cederete più all’indecisione, perché Andrew ha inventato il vero costume con cui non poter passare inosservati. Un bikini con i pannelli fotovoltaici (ed anche la sua versione boxer), che permette di sfruttare l’energia del sole e incanalarla nei piccoli pannelli solari che decorano la superficie del costume. Basta restare sdraiati al sole e lasciar ricaricare i pannelli. Questi sono in grado di produrre 5 volt di energia elettrica con cui è possibile ricaricare gratis, grazie alla presa USB incorporata, l’iPhone, l’ipod e altri dispositivi elettronici, alimentati dall' energia pulita accumulata nel costume. Vi sembra un salto troppo avanti nel tempo? Eppure è una pratica particolarmente diffusa, come dimostrano gli attuali studi della Ideal Star,azienda giapponese, che ha messo a punto un modo per integrare celle solari all’interno dei tessuti grazie all’elaborazione di fili di stoffa appositamente elaborati, che misurano 50 mm di lunghezza per 0.8 mm di diametro con un’anima a base di polimero ricoperto di vari strati di elettrodi. Il tessuto che così si ottiene sarà in grado di immagazzinare l’energia solare. Fate attenzione perché questi nuovi “Doc” ci cambieranno la vita a partire dalle mutande.
 

 
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