BENI COMUNI,
CI SI DEVE PRE/ OCCUPARE
  politica - di Luisa Laurelli  
 
 
Ho voluto aspettare l’esito dei referendum prima di scrivere. Il 57% di partecipanti al voto e più del 95% di SI alla cancellazione di norme sull’acqua e il nucleare, sull’uso pubblico dei beni comuni per la qualità della nostra vita, ci rinfrancano e ci dimostrano che gli italiani quando sono chiamati alla partecipazione democratica, non solo sono disposti a dire la loro ma sanno scegliere nel merito. Alla faccia del governo Berlusconi che ha tentato in tutti i modi di non far fare i referendum adducendo problemi di emotività dopo il disastro nucleare del Giappone! I cittadini hanno capito che in gioco non c’era solo il nucleare o l’uso dell’acqua, ma l’obiettivo del non raggiungimento del quorum per evitare il referendum sulla norma “nefasta” del legittimo impedimento. In gioco c’era anche un giudizio politico sul governo già segnato dall’esito delle amministrative positivo per il centro sinistra.
Chi ha a cuore le sorti della democrazia italiana invece è andato a votare e ha detto con chiarezza che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, che la gestione dell’acqua deve essere pubblica (compresa la gestione del servizio) e che il piano nazionale per il nucleare si deve fermare per concentrare gli sforzi verso l’uso di fonti alternative meno invasive per il nostro pianeta.

Bisogna sottolineare per l’esito dei referendum la forza strategica determinante della “rete” cioè la libera informazione con l’uso del web (come succede in molte parti del mondo e nel nord Africa). Più dei partiti e delle associazioni tradizionali.
La politica deve prendere atto che i cittadini sono molto più attenti del passato alle scelte delle Amministrazioni e delle imprese in fatto di uso del suolo e del sottosuolo, dell’aria, del verde, dell’acqua. Questi sono beni comuni da usare in modo oculato, pensando al presente ma anche alle necessità delle generazioni future, alle quali si rischia di lasciare solo il deserto.
Nel mondo globalizzato anche le grandi catastrofi ci fanno sentire legati gli uni agli altri e aumenta il bisogno di Istituzioni internazionali in grado di dirimere conflitti, guerre, fame, malattie, di disciplinare l’uso dei beni comuni ad evitare sprechi e speculazioni. In un grande convegno internazionale che si è tenuto alla fine di maggio a Roma, sono state messe a confronto diverse valutazioni sul modo di costruire del passato e sulle sperimentazioni in atto per arrivare a garantire benessere con opere eco compatibili. Si può fare! Guardando oltre il nostro naso bisogna mettere nel conto i costi di oggi per investire in progetti eco compatibili ma anche i risparmi che verranno in futuro per le generazioni che verranno. Bisogna cambiare stili di vita.
Corrispondendo agli indirizzi emersi dai referendum, la politica cambi l’agenda delle priorità programmatiche ed economiche. Dobbiamo riflettere sulla qualità della nostra classe dirigente complessiva (politica, imprese, università, Enti pubblici e privati) e cambiare. Questi referendum sono importanti per tre aspetti: è la prima volta che si raggiunge il quorum dopo16 anni, c’è una richiesta elevatissima di cambiamento nella gestione dei beni comuni, è sonora la bocciatura di un governo che da tempo non ha più la maggioranza parlamentare nonostante la scandalosa compravendita di parlamentari, e non rappresenta più la maggioranza dei cittadini. Soffriamo di una grave crisi economica, non si riesce più a garantire prospettive di lavoro al 30% dei giovani e Berlusconi ancora sghignazza sul “bunga bunga”. Nel centro sinistra emergono gli antichi vizi di una classe dirigente stanca, litigiosa e asfittica, con ruoli rilevanti, incapace di lasciare per consentire un effettivo ricambio. Ci sono state divisioni perfino sul giudizio da dare sull’esito dei referendum, si vuole il primato a tutti i costi! Quando riusciremo a riconoscere a tutti noi, singoli o associati, la forza di un risultato che può spingere in avanti il Paese e che, fuori dal parlamento, in modo democratico, lo può portare verso un nuovo rinascimento guidato da tutto il centro sinistra?
Basta! Bisogna dire con forza: BASTA! Riprendiamo la battaglia per cambiare, per noi, per i nostri figli e per i nipoti che verranno.

 

   
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