La nostra è senza ombra di dubbio un’epoca caratterizzata dal consumismo e dagli sprechi di energia. Di certo prima non esisteva la tecnologia necessaria per poter sfruttare le risorse come oggi, ma di fondo non era neanche diffuso questo sentimento di avidità e di incuranza per il prossimo. Spesso mi accade di fermarmi a fantasticare, lasciatemelo dire, con estrema nostalgia, sugli anni in cui ciò non accadeva, quando l’acqua ancora non era oggetto di manovre politiche ed intenti economici; si aveva, in generale, più rispetto della natura.
Se si volesse tradurre questo sentimento in pittura chi più degli Impressionisti potrebbe incarnarlo alla perfezione? Chi più di loro riuscì a coglierne ogni sfaccettatura e a farne il proprio "credo" a tal punto?
Già la decisione di dipingere en plein air, all’aria aperta, la dice lunga sulla diffusa opinione di coloro che vi aderirono. L’esperienza del plein air doveva dimostrare fondamentalmente due convinzioni: la relatività dei contorni, che in natura non esistono ma sono solo frutto di studi accademici, e la reciproca influenza cromatica delle parti che nei soggetti si trovano a diretto contatto. Per un caposcuola come Claude Monet (1840-1926) era fondamentale osservare le cose dal vivo, immerse nella loro diretta luce naturale, perché solo così si poteva riportare in maniera adeguata e non convenzionale la realtà come effettivamente si presentava. Ecco che viene abolito completamente l’uso del disegno preparatorio, poco adatto a immortalare “le impressioni” degli artisti. Le ombre non si ottengono più aggiungendo nero (come avveniva con il chiaroscuro), ma solamente attraverso un accostamento di colori di diversi toni. A tal proposito, è impossibile prescindere dall’influenza che a Parigi ebbe su Monet e altri grandi artisti la Scuola di Barbizon. Dal 1830 circa infatti alcuni pittori, tra cui Rousseau, Duprè, Millet e Corot, si trasferirono a Barbizon, un villaggio ai margini della foresta di Fontainebleu, dove trovarono una perfetta adesione alla loro ricerca di solitudine e di intima comunione con la campagna. Dalla fine degli anni sessanta, assieme a Renoir e grazie all’avvento della fotografia, Monet metterà a punto la tecnica impressionista con il fine ultimo di fissare con immediatezza l’attimo atmosferico in cui è immerso ciò che si sta ritraendo.
Egli fece della natura il suo modello ideale. Dalle ricerche sulla fusione tra luce ed ambiente esterno nascono grandi capolavori come "Donne in giardino", rifiutato nel 1866-67 dal Salon per aver applicato la pittura "en plein air" ad un quadro di grande formato. Le quattro donne innescano con i loro vestiti ed i fiori colorati un gioco di effetti di luce meraviglioso e l'albero a Y posto come asse centrale del quadro è indubbiamente una novità assoluta. Egli realizza in pieno la sua volontà di voler cogliere un momento di una normalissima giornata estiva e renderne quindi una versione quasi "fotografica". Dallo studio degli effetti dei riflessi sull'acqua nasce nel 1872 la celebre tela “Impressione: levar del sole”, il cui titolo verrà riutilizzato per indicare l’intera corrente artistica. Osservando il dipinto è immediatamente percepibile quanto il soggetto (in questo caso il porto di Le Havre) sia irrilevante e che il pittore abbia avuto invece l'intento di smaterializzare la realtà, che oramai ci appare quasi più evocata che descritta. E' del tutto indifferente a forme e spazio, si concentra unicamente su ciò che l'occhio coglie d'istinto, ossia luce e colore. Seguono, sempre negli studi della rifrazione della luce sull'acqua, le opere dipinte a Le Grenouillère, un caffè galleggiante sulla Senna, quelle ad Asnières, a Bougival, e ad Argenteuil, un piccolo paese sulle rive del fiume dove Monet si stabilirà, rendendolo il centro più importante del gruppo impressionista. Dagli anni Ottanta si dedicherà alla produzione in serie di dipinti dello stesso soggetto, per esplorarne ogni possibile variante luministica e coloristica. Pochi soggetti: pioppi, covoni, la Cattedrale di Rouen, ninfee, sostituiti con il mutare della luce nell'arco della giornata.
Monet partecipa a tutte le otto mostre degli impressionisti, tenute fino al 1886, e rimarrà fedele al suo stile fino alla sua morte nel 1926, quando ormai le avanguardie storiche si erano pienamente affermate.
Dovremmo tutti auspicare di tornare a vedere la natura così come appare ne "Lo stagno delle ninfee", e sentirci quasi spaventati di rovinarla solo guardandola. Non è detto che sia passata troppa acqua sotto i ponti per poterlo, un giorno, rifare.