La moda e il calcolo dell’irrazionale   moda - di Laura Epifani  
 
 
Per secoli l’uomo ha cercato di comprendere il misterioso rapimento estetico che segue all’osservazione dei capolavori dell’arte, della musica, dell’architettura e della natura stessa. Per alcuni la risposta sembrerebbe contenuta tra le sponde di un rapporto, definito sin dall’antichità “divino”,che esprime numericamente quella che viene comunemente definita “sezione aurea”.

Intervalli numerici e proporzioni che si trovano ripetuti come ritornelli nelle forme della natura, conferendole un’armonia ed una grazia riconoscibili e perfette. Pittori, scultori, architetti, musicisti hanno composto le loro opere sfruttando l’ancestrale struttura di questi rapporti. Tramite lo scrupoloso studio dei loro equilibri, hanno tentato di creare una corrispondenza tra la perfezione insita nella natura e quella ricercata dell’arte.
La bellezza è quindi una risultante preventivamente definibile tramite calcoli matematici e geometrici?
...sembrerebbe di sì. In questo caso anche la moda, fanatica estimatrice di tutto ciò che cade sotto il dominio dell’estetica, spia dei tempi e specchio delle culture, potrebbe assoggettarsi al dominio di numeri e segmenti sapientemente gestiti?
Una cosa è certa, la moda scandisce il suo cammino sui passi delle proporzioni ma, il terreno su cui questi si muovono è il tempo: vero spazio della moda. Volumi e misure giocano quindi la loro partita non solo sull’equilibrio dei rapporti, ma sull’arco immaginario del Dio Crono. E’ del tempo infatti il giudizio inappellabile che stabilisce l’appartenenza o l’esilio dall’Olimpo della moda in base all’inesorabile mutare delle stagioni. Questione di centimetri, a volte di millimetri che se posti nel punto sbagliato trasformano una mise contemporanea in un costume giurassico, un capo desiderabile e di tendenza in uno straccio obsoleto. Essere fuori moda: non azzeccare i giusti rapporti in un determinato tempo! Ed ecco che la faccenda rispetto a sezioni auree e sequenze numeriche si complica incredibilmente. La scommessa dello stilista è quella di riuscire a non andare fuori tema lì dove la pertinenza è appesa al filo di una traccia non definita ma da definire, che sia in completo accordo con il gusto che verrà. Da questo si comprende l’importanza che ricopre in questa logica lo studio delle tendenze future. Essere capaci di prevedere in quale direzione tirerà il vento per correggere prima degli altri la rotta del proprio stile diventa una faccenda primaria.
Calcolo della Simmetria, calcolo dell’Eurytmia, calcolo del tempo. Ma non solo. C’è anche un'altra questione da tenere in considerazione, oggi più che in passato: le tendenze non necessariamente sposano il concetto della gradevolezza estetica. Questo accade in ragione del fatto che così come l’arte, anche la moda si fa portatrice di valori. Valori che si indossano nelle mutevoli forme che rispecchiano la complessità della società postmoderna. Armonia e Simmetria son così scalzati dal desiderio delle persone di comunicare sé stesse e la loro realtà attraverso il proprio modo di vestirsi.
Esiste una proporzione aurea da identificare nel rapporto che lega tutti questi elementi?
Molto probabilmente no, e forse è proprio la sua assenza uno degli aspetti più affascinanti di questo settore: la ricerca di un’imprevedibilità al limite del prevedibile.
Pur avendo indubbiamente a che fare con misure, relazioni, volumi e proporzioni, le tecniche compositive della moda sembrano non rispondere ad un sistema di ordine superiore. Di quel sistema capace di esprimere in un numero, un rapporto, una dimensione l’intrinseca bellezza dell’ordine cosmico. Bisogna riconoscere però che nella sua incommensurabilità è forse la narratrice migliore per consegnare agli sguardi futuri un ritratto preciso del disordine dei nostri tempi. Del disordine di tutti i tempi.

 


 
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