A CLOCKWORK ORANGE.
La nostra violenza con quarant'anni di anticipo.
  cinema - di Camilla Benvenuti  
 
 
Il titolo di questo articolo è una frase di Cocney, molto utilizzata nell'East London che sta a significare qualcosa di interiormente strano ma che all'apparenza sembra assolutamente normale, ed è anche il titolo di uno dei più famosi film di Stanley Kubrick. In effetti, ambientato in Gran Bretagna nel 1971, non è altro che il ritratto delle generazioni di oggi “dipinto” con qualche decennio di anticipo. La storia racconta infatti di una società massificata e kitsch, controllata da un potere subdolo e onnipresente. Non sembra la descrizione della società dei giorni nostri?
Attraverso la pellicola Kubrick riesce ad anticipare quella “violenza nichilista” di cui si legge molto spesso nei giornali. La violenza che nasce dalla mancanza di desideri, che regola i conti delle liti più banali. Una violenza che sembra sempre più l'unico modo per poter “imporre” il proprio punto di vista sugli altri o per poter ottenere quelle cose spesso prive di valore che sono sempre più bramate dalle persone. Una violenza di cui la società è completamente impregnata, nessuno è salvo. Sono violenti i mariti, i padri, le mogli. Sono violente le donne per gelosia, sono violenti coloro che dovrebbero proteggerci, gli adolescenti anestetizzati dalla televisione, che hanno perso di vista i valori e usano violenza sui loro coetanei. E' il vuoto che dilaga. Siamo in un'epoca in cui la manipolazione delle menti sembra l'unico modo per imporre le proprie idee. In cui il dialogo sta perdendo sempre più importanza. Intorno a noi i Drughi (il nome della banda di Arancia Meccanica) si moltiplicano, non hanno sesso ne età. Sono proprio come Kubrick li vedeva 40 anni fa nel suo film, in cui veniva descritta la violenza per criticarla e alla fine combatterla, con la differenza che noi non siamo ancora completamente anestetizzati da essa. Noi non ne diventiamo allergici. Siamo spettatori resi immobili di un mondo che si autodistrugge. E' il nostro pane quotidiano. Apriamo le pagine di cronaca nera e pensiamo “eccone un altro”. La violenza ci viene proposta in tutte le salse, senza censure, senza mezzi termini. Ci siamo abituati alle immagini cruente e alle storie da film horror. E' proprio questo che il regista sembra volerci raccontare. E' quello che sentiamo dire ogni giorno da chi le persone che usano violenza le conosceva: “era una persona calma, mai dato problemi”. A Clockwork Orange, siamo in un mondo di strani apparentemente normali.

 


 
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