Mi sono sempre chiesto come mai nel mondo della musica, della moda, del cinema, insomma nel campo artistico ci sia un forte uso di stupefacenti. Senza stare dietro a facili stereotipi come il mio provocatorio quanto evocativo titolo, è innegabile il fatto che da sempre i creativi, in buona parte, abusino tanto di alcolici quanto di droghe naturali, sintetiche e chi più ne ha più ne metta. Basti pensare a quanti artisti di calibro internazionale abbiamo perso nel corso del tempo, non ultima la rimpianta Amy Winehouse entrata nel triste “Club of 27” che riunisce cantanti attori e artisti di ogni genere morti all’età di 27 anni, tra i più noti: Jimi Hendrix, Jim Morrison e Kurt Cobain.
Visto così sembra pazzesco che ancora sia così diffusa questa pratica, come nella società civile d’altronde, non dimentichiamo ad esempio come la cocaina sia utilizzata da tantissima gente di tutte le età anche in Italia.
Ma restiamo nel campo artistico. Quello che mi interessa capire è come
sia legato l’uso di stupefacenti alla creatività.
Sicuramente l’uso di sostanze pisicotrope, dai cannabinoidi
all’oppio arrivando alla più letale Eroina (la più alta
in grado per dipendenza e danno fisico), giusto per citarne alcune,
possono aiutare stimolando il sistema nervoso centrale all’alterazione
della percezione portando chi ne fa uso ad avere processi cognitivi
fuori dal comune. Ma ovviamente non basta questo per essere artisti
o creativi, altrimenti tutti i “fattoni” sarebbero
cantanti o pittori famosissimi. Piuttosto è un insieme di
cose che accomuna i grandi autori, sicuramente un talento innato
che va oltre la predisposizione, una grande sensibilità causata
da esperienze forti o di dolore, ed infine studio ed esercizio
indispensabili comunque per arrivare in vetta. Dunque in che punto
entri l’abuso di sostanze nella vita di un artista non si
sa, ma sicuro come le parole di Keith Richards “I smoke weed
all the time”, il vizio non viene quasi mai abbandonato.
Queste miei domande non trovano facile risposta, almeno in me,
soprattutto perché non sono uno che giudica gli altri ma piuttosto
un osservatore curioso. Ma una possibile risposta ce l’ho
e si chiama evasione. Già l’evasione dalla realtà è molto
importante nel campo artistico dove l’immaginazione permette
di creare cose mai viste o sentite e qui entrano in gioco le droghe
con loro effetti capaci di trasportare in luoghi nascosti della
mente, ma a quale prezzo però lo sappiamo bene. Quello che
mi piacerebbe è che ci fosse più fiducia nelle infinite
capacità dell’uomo, che ha dimostrato nei secoli,
di avere e la capacità di creare cose fantastiche con l’uso
del cervello, dei sensi e delle passioni senza il bisogno di altro.
Uscire dagli schemi rigidi della società, liberarci dai
canoni comuni che trasformano le persone in massa, con i propri
mezzi sforzandosi di superare le barriere fisiche e mentali per
poter creare arte e un futuro diverso senza diventare una massa
di zombie o di schizzati..
“Emancipate yourselves from mental slavery;
None but ourselves can free our mind” Bob Marley