Sesso, droga e rock’n’roll.
Voglia di evadere o semplice debolezza?
  di Michele Centorrino
 
 


Mi sono sempre chiesto come mai nel mondo della musica, della moda, del cinema, insomma nel campo artistico ci sia un forte uso di stupefacenti. Senza stare dietro a facili stereotipi come il mio provocatorio quanto evocativo titolo, è innegabile il fatto che da sempre i creativi, in buona parte, abusino tanto di alcolici quanto di droghe naturali, sintetiche e chi più ne ha più ne metta. Basti pensare a quanti artisti di calibro internazionale abbiamo perso nel corso del tempo, non ultima la rimpianta Amy Winehouse entrata nel triste “Club of 27” che riunisce cantanti attori e artisti di ogni genere morti all’età di 27 anni, tra i più noti: Jimi Hendrix, Jim Morrison e Kurt Cobain.
Visto così sembra pazzesco che ancora sia così diffusa questa pratica, come nella società civile d’altronde, non dimentichiamo ad esempio come la cocaina sia utilizzata da tantissima gente di tutte le età anche in Italia.
Ma restiamo nel campo artistico. Quello che mi interessa capire è come sia legato l’uso di stupefacenti alla creatività. Sicuramente l’uso di sostanze pisicotrope, dai cannabinoidi all’oppio arrivando alla più letale Eroina (la più alta in grado per dipendenza e danno fisico), giusto per citarne alcune, possono aiutare stimolando il sistema nervoso centrale all’alterazione della percezione portando chi ne fa uso ad avere processi cognitivi fuori dal comune. Ma ovviamente non basta questo per essere artisti o creativi, altrimenti tutti i “fattoni” sarebbero cantanti o pittori famosissimi. Piuttosto è un insieme di cose che accomuna i grandi autori, sicuramente un talento innato che va oltre la predisposizione, una grande sensibilità causata da esperienze forti o di dolore, ed infine studio ed esercizio indispensabili comunque per arrivare in vetta. Dunque in che punto entri l’abuso di sostanze nella vita di un artista non si sa, ma sicuro come le parole di Keith Richards “I smoke weed all the time”, il vizio non viene quasi mai abbandonato.
Queste miei domande non trovano facile risposta, almeno in me, soprattutto perché non sono uno che giudica gli altri ma piuttosto un osservatore curioso. Ma una possibile risposta ce l’ho e si chiama evasione. Già l’evasione dalla realtà è molto importante nel campo artistico dove l’immaginazione permette di creare cose mai viste o sentite e qui entrano in gioco le droghe con loro effetti capaci di trasportare in luoghi nascosti della mente, ma a quale prezzo però lo sappiamo bene. Quello che mi piacerebbe è che ci fosse più fiducia nelle infinite capacità dell’uomo, che ha dimostrato nei secoli, di avere e la capacità di creare cose fantastiche con l’uso del cervello, dei sensi e delle passioni senza il bisogno di altro. Uscire dagli schemi rigidi della società, liberarci dai canoni comuni che trasformano le persone in massa, con i propri mezzi sforzandosi di superare le barriere fisiche e mentali per poter creare arte e un futuro diverso senza diventare una massa di zombie o di schizzati..
“Emancipate yourselves from mental slavery;
None but ourselves can free our mind” Bob Marley
 






 
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