“Non c’è posto al mondo che io ami più della cucina.”
KITCHEN: il mondo in una piccola cucina giapponese

 
letteratura - di Christopher Pacioni
   
 

“Le nuvole venivano trascinate via dal vento con una forza incredibile. In questo mondo non c’è posto per le cose tristi, Nessun posto.”

Un’autrice unica. Un mito neo-romantico. Una prosa asciutta e penetrante, mai stucchevole. Questi i tratti fondamentali di “Kitchen”, il romanzo scritto da Banana Yoshimoto verso la fine del secolo scorso facendole guadagnare un posto inamovibile nel panorama della letteratura mondiale. Davvero moltissime le brillanti intuizioni della suddetta scrittrice: prima fra tutte, quella di convertire in prosa una forma di comunicazione alternativa e fantasiosa, il manga. Di questo conserva numerosissimi temi e tecniche, tra cui spicca il personaggio quasi sempre femminile. La classica adolescente (orientale ma anche non), alle prese con le questioni che la crescita comporta, dal rapporto ambiguo e incerto con la sessualità e, nel caso di “Kitchen”, colpita da diverse tragedie.
Ecco dunque il nucleo del romanzo in questione: la vicenda personale della protagonista Mikage è costellata da moltissime perdite, che si susseguono in tutta la sua vita e, non ultima, quella della nonna che da il via alla storia. Ma all’improvviso piomba in casa sua dal nulla un ragazzo, Yuichi, che le propone di andare a vivere con lui e sua madre/padre Eriko, essendo lei rimasta ormai sola. Ciò che più colpisce il lettore è la leggerezza con cui viene raccontato l’intreccio di due vite accomunate da un unico tratto fondamentale: la morte.
Pur essendo immerso nella quotidianità e ambientato nei “non-luoghi” della letteratura, come può essere il supermercato e naturalmente la cucina, lascia spazio anche alla dimensione onirica e sognante dei pensieri di Mikage. E’ attraverso i suoi occhi che il lettore conosce tutti gli aspetti del mondo e delle persone che la circondano: l’aspetto visivo così evidenziato, insieme ai rumori onomatopeici (come quello del frigo tanto amato dalla protagonista), è un altro elemento che stabilisce quel legame tra la Yoshimoto e i manga.
Ma, in tutto questo, perché il titolo “Kitchen”? La cucina sarà per Mikage il mondo in cui trovare sollievo da tutti i suoi guai, il suo lavoro nonché la traccia di un calore familiare, indipendentemente da dove e con chi si trovi.
Diversi i topoi che si intravedono, in particolare quello del romanzo di formazione vista la maturazione dei due personaggi principali, ma soprattutto di Mikage che realizza di essere divenuta ormai un’adulta, consapevole dei propri sentimenti e abbastanza forte per affrontare la vita.
In conclusione, questa e tutte le opere dell’autrice si considerano a ragione un unicum e un vero caso letterario.