Lo
storia lo celebra come l’inventore del racconto poliziesco,
della Letteratura horror e del giallo psicologico.
Chi lo legge lo ama, ne rimane affascinato, difficilmente lo dimentica
ma molto spesso nemmeno lo capisce. Edgar Allan Poe rappresenta
uno dei geni più cristallini che la letteratura statunitense
ha partorito. Il suo modo di concepire ed affrontare la vita lo
rende però anche il personaggio più adatto per la
rubrica “Ritorno al Presente” di questo numero di Turboarte,
dedicato interamente all’evasione.
Perché, come proveremo a farvi
capire con questi brevi estratti qui sotto riportati, quella
di Edgar Allan Poe era una mente geniale, perennemente rivolta
al futuro ma al tempo stesso imprigionata nel contesto storico
e culturale in cui viveva:
“È veramente da mettere in dubbio che l'intelligenza
umana possa creare un cifrario che poi l'ingegno non riesca a decifrare
con l'applicazione necessaria.
L'ignoranza è una benedizione, ma perché la benedizione
sia completa l'ignoranza deve essere così profonda da
non sospettare neppure se stessa.
A volte, ahimè, la coscienza degli uomini si carica di
un fardello tanto orribile che riusciamo a liberarcene solo nella
tomba. E’ così molto spesso che l'essenza del crimine
rimane avvolta nel mistero”.
Nel corso della sua vita non sono mancati
gli estimatori, ma anche persone che lo consideravano pazzo
e poco incline a ricoprire il grado di intellettuale rispettato.
Ciò nonostante Edgar
Allan Poe ha continua sempre, imperterrito, ad avere la sua visione
del mondo, degli uomini che lo circondavano e del suo lavoro
da scrittore:
“Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se
la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto,
se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto
ciò che è profondo non nasca da una malattia della
mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto
in generale.
Come regola generale, nessuno scrittore dovrebbe far figurare
il suo ritratto nelle sue opere. Quando i lettori hanno gettato
un'occhiata alla fisionomia dell'autore, di rado riescono a mantenersi
seri.
Non è veramente coraggioso colui che teme di sembrare
od essere, quando gli conviene, un vile.
Non è veramente coraggioso colui che teme di sembrare
od essere, quando gli conviene, un vile.
Dichiarare la propria viltà può essere un atto
di coraggio”.