Ritorno al presente…le interviste impossibili
Edgar Allan Poe
“Quelli che sognano di giorno sono consapevoli di tante cose che sfuggono a quelli che sognano solo di notte”
 
ritorno al presente ...
di Filippo Gherardi
   
 
Lo storia lo celebra come l’inventore del racconto poliziesco, della Letteratura horror e del giallo psicologico. Chi lo legge lo ama, ne rimane affascinato, difficilmente lo dimentica ma molto spesso nemmeno lo capisce. Edgar Allan Poe rappresenta uno dei geni più cristallini che la letteratura statunitense ha partorito. Il suo modo di concepire ed affrontare la vita lo rende però anche il personaggio più adatto per la rubrica “Ritorno al Presente” di questo numero di Turboarte, dedicato interamente all’evasione.

Perché, come proveremo a farvi capire con questi brevi estratti qui sotto riportati, quella di Edgar Allan Poe era una mente geniale, perennemente rivolta al futuro ma al tempo stesso imprigionata nel contesto storico e culturale in cui viveva:
“È veramente da mettere in dubbio che l'intelligenza umana possa creare un cifrario che poi l'ingegno non riesca a decifrare con l'applicazione necessaria.
L'ignoranza è una benedizione, ma perché la benedizione sia completa l'ignoranza deve essere così profonda da non sospettare neppure se stessa.
A volte, ahimè, la coscienza degli uomini si carica di un fardello tanto orribile che riusciamo a liberarcene solo nella tomba. E’ così molto spesso che l'essenza del crimine rimane avvolta nel mistero”.

Nel corso della sua vita non sono mancati gli estimatori, ma anche persone che lo consideravano pazzo e poco incline a ricoprire il grado di intellettuale rispettato. Ciò nonostante Edgar Allan Poe ha continua sempre, imperterrito, ad avere la sua visione del mondo, degli uomini che lo circondavano e del suo lavoro da scrittore:
“Mi hanno chiamato folle; ma non è ancora chiaro se la follia sia o meno il grado più elevato dell'intelletto, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione della mente a spese dell'intelletto in generale.
Come regola generale, nessuno scrittore dovrebbe far figurare il suo ritratto nelle sue opere. Quando i lettori hanno gettato un'occhiata alla fisionomia dell'autore, di rado riescono a mantenersi seri.
Non è veramente coraggioso colui che teme di sembrare od essere, quando gli conviene, un vile.
Non è veramente coraggioso colui che teme di sembrare od essere, quando gli conviene, un vile.
Dichiarare la propria viltà può essere un atto di coraggio”.

 
 
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