Renzo
Danesi è un romano (del Trullo) classe 1955, cofondatore
della Banda della Magliana, in carcere dal 1992 con l’accusa
di sequestro di persona per aver preso parte al rapimento del conte
Grazioli ( sequestro poi finito in tragedia con la morte del conte
stesso). Malavitoso facente parte dell’originario gruppo
di delinquenti che giravano intorno a Maurizio Abbatino (il
Freddo di Romanzo Criminale) e che di lì a poco si sarebbero “presi
Roma” a colpi di pistola; Renzo Danesi, non tutti sanno, è oggi anche
un bravo attore. Per meglio dire Renzo Danesi è di nuovo
un attore, poiché già prima di intraprendere la “carriera
criminale”, all’età di 13 anni, aveva debuttato
in “La Zattera della Medusa”, uno spettacolo teatrale
presentato al Festival Dei due Mondi di Spoleto. Scelta successivamente
una strada che, come sappiamo, lo ha portato in ben altre direzioni:
la passione per la recitazione viene accantonata per il crimine
ma riscoperta, durante la lunga detenzione nella casa circondariale
di Rebibbia. In carcere Renzo Danesi ha così incontrato
di nuovo un mondo capace di dargli una nuova possibilità per
la propria completa riabilitazione nella società.
“Il carcere da solo non basta a riabilitarti, ci vuole tantissima
volontà individuale e soprattutto bisogna trovare interessanti
le attività formative che questi offre: si può lavorare,
si può studiare o, come nel mio caso, fare teatro.”
Il teatro come terapia, il teatro come evasione, il teatro come possibilità,
il teatro e tutti quegli aspetti socio -culturali ormai a lungo dimostrati
nel corso della storia. Aperti alla partecipazione dei detenuti,
gli esercizi di teatro terapia aiutano gli attori a ripercorrere
quella vita deviata per la quale stanno scontando una pena. Storie
di vita criminale riproposte come esercizio di “purificazione”,
scritte solo ed esclusivamente da loro stessi: protagonisti ieri
nella realtà, oggi nella finzione dello spazio scenico. Renzo
Danesi diventa così attore ed autore di uno spettacolo
dedicato ed ispirato proprio alla Banda della Magliana per il teatro
stabile “Assai” del carcere di Rebibbia, completando
così quel passaggio da bandito ad attore senza mai dimenticare
la sua passata attività criminale. Ma il tutto ha realmente
un valore educativo per quella che dovrebbe essere una sorta di redenzione
del detenuto ?
La parola a Renzo Danesi detto “Er Cabbajo”
“Ho capito di aver sbagliato da tantissimo tempo, già da
quando era ancora in piedi questo gruppo (…) si parla di questa
banda per cose infinite, ma in realtà è stata un po’ troppo
enfatizzata, giuridicamente ha fatto comodo inserire tutto in un
contesto (…) eravamo un gruppo di amici poco più che
ventenni, lo scopo non era quello di creare una ‘banda’,
questo è l’appellativo che ci hanno dato in tribunale,
il nostro era un gruppo che ha iniziato con le piccole rapine per
poi arrivare ai crimini più brutti che visti col senno di
poi non rifaresti più (…) non voglio giustificare fatti
e azioni, per carità, ma all’epoca c’era molta
incoscienza …”
L’impressione è che a volte l’uomo e l’arte
si debbano incontrare, nessuno dei due da soli, possono prendere
il sopravvento sull’altro.