Renzo Danesi: da bandito ad attore.
  teatro - di Gabriele Mazzucco  
 
 
Renzo Danesi è un romano (del Trullo) classe 1955, cofondatore della Banda della Magliana,  in carcere dal 1992 con l’accusa di sequestro di persona per aver preso parte al rapimento del conte Grazioli ( sequestro poi finito in tragedia con la morte del conte stesso). Malavitoso facente parte dell’originario gruppo di delinquenti che giravano intorno a Maurizio Abbatino  (il Freddo di Romanzo Criminale) e che di lì a poco si sarebbero “presi Roma” a colpi di pistola; Renzo Danesi, non tutti sanno, è oggi  anche un bravo attore. Per meglio dire Renzo Danesi è di nuovo un attore, poiché già prima di intraprendere la “carriera criminale”, all’età di 13 anni, aveva debuttato in “La Zattera della Medusa”, uno spettacolo teatrale presentato al Festival Dei due Mondi di Spoleto. Scelta successivamente una strada che, come sappiamo, lo ha portato in ben altre direzioni: la passione per la recitazione viene accantonata per il crimine ma riscoperta, durante la lunga detenzione nella casa circondariale di Rebibbia. In carcere  Renzo Danesi ha così incontrato di nuovo un mondo capace di dargli una nuova possibilità per la propria completa riabilitazione nella società.
“Il carcere da solo non basta a riabilitarti, ci vuole tantissima volontà individuale e soprattutto bisogna trovare interessanti le attività formative che questi offre: si può lavorare, si può studiare o, come nel mio caso, fare teatro.”
Il teatro come terapia, il teatro come evasione, il teatro come possibilità, il teatro e tutti quegli aspetti socio -culturali ormai a lungo dimostrati nel corso della storia. Aperti alla partecipazione dei detenuti, gli esercizi di teatro terapia aiutano gli attori a ripercorrere quella vita deviata per la quale stanno scontando una pena. Storie di vita criminale riproposte come esercizio di “purificazione”, scritte solo ed esclusivamente da loro stessi: protagonisti ieri nella realtà, oggi nella finzione dello spazio scenico. Renzo Danesi diventa così attore ed autore  di uno spettacolo dedicato ed ispirato proprio alla Banda della Magliana per il teatro stabile “Assai” del carcere di Rebibbia, completando così quel passaggio da bandito ad  attore senza mai dimenticare la sua passata attività criminale. Ma il tutto ha realmente un valore educativo per quella che dovrebbe essere una sorta di redenzione del detenuto ?
La parola a Renzo Danesi detto “Er Cabbajo”
“Ho capito di aver sbagliato da tantissimo tempo, già da quando era ancora in piedi questo gruppo (…) si parla di questa banda per cose infinite, ma in realtà è stata un po’ troppo enfatizzata, giuridicamente ha fatto comodo inserire tutto in un contesto (…) eravamo un gruppo di amici poco più che ventenni, lo scopo non era quello di creare una ‘banda’, questo è l’appellativo che ci hanno dato in tribunale, il nostro era un gruppo che ha iniziato con le piccole rapine per poi arrivare ai crimini più brutti che visti col senno di poi non rifaresti più (…) non voglio giustificare fatti e azioni, per carità, ma all’epoca c’era molta incoscienza …”
L’impressione è che a volte l’uomo e l’arte si debbano incontrare, nessuno dei due da soli, possono prendere il sopravvento sull’altro.
 

 
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