Non sempre i viaggi sono fatti di distanze e di destinazioni.
Per Guy de Maupassant il viaggio è “… una specie di porta attraverso la quale si esce dalla realtà come per penetrare in una realtà inesplorata che sembra un sogno” e Proust non considerava i “viaggi di scoperta” come esplorazioni di chissà quali terre, ma dava importanza agli occhi e al modo di osservare ciò che ci circonda.
Il viaggio può nascere da un delirio della psiche, da uno stato alterato della coscienza e non presuppone lo spostamento fisico del corpo. Non impone valige e bagagli, saluti e souvenir. Il viaggio è pura evasione, e quest’ultima può spingere ad attraversare mare e monti come può far rimanere chiusi nella propria camera.
Quindi questa volta si mettono da parte mete e luoghi in generale, per dare spazio al desiderio e alle motivazioni che ci portano a viaggiare, sia con che senza piedi.
Fuggire da una situazione poco piacevole porta, quotidianamente, le persone a spostarsi; allontanarsi dal proprio ufficio e dal proprio capo per andare in vacanza è il modo più comune per lasciarsi alle spalle i problemi e lo stress di un intera stagione lavorativa, accantonando, anche se temporaneamente, orari ed impegni per farsi cullare dal dolce far niente. Oppure c’è chi si cimenta in viaggi avventurosi, fatti di imprevisti e contrattempi, di distanze chilometriche e di tempi impossibili e, chi va alla ricerca di adrenalina o di spiritualità con lo scopo di ritornare con qualcosa di esclusivo, sia nella valigia che nel cuore.
Poi ci sono coloro che hanno la fortuna, o sfortuna, di viaggiare per lavoro, di essere sempre in giro e sopra un aereo. Persone che fuggono il costante tram-tram di biglietti e check-in cercando la tranquillità di casa o del proprio letto. Un’evasione silenziosa e forse controcorrente che porta a rifugiarsi nel calore domestico della famiglia o degli amici.
E poi c’è il viaggio della vita, intrapreso da tutti coloro che vanno alla ricerca di un cambiamento radicale e abbandonano la propria terra e la propria realtà. Un’esperienza estrema a volte dovuta alla guerra, alla disoccupazione o al semplice disagio di non sentirsi bene nel posto in cui si vive.
Ma i viaggi non sempre prescindono una meta. Le persone pensano, sognano, e quando si legge un libro, o si vede un film ci catapultiamo in una dimensione irreale, nella quale nulla è definito e scandito dal tempo ma le regole del gioco le dettano la fantasia e l’immaginazione. Un vero e proprio trip mentale, un viaggio incosciente fatto solo di flash e visioni. Un non luogo nel quale ci si perde per molteplici motivi, per stanchezza, per effetto dell’alcool o di droghe, per riflessione… o involontariamente, solo perché la razionalità ha deciso di andare in vacanza e si lascia coinvolgere dalla confusione dei pensieri.
In questo tipo di situazione non contano foto ricordo e cartine geografiche, ma è la spensieratezza a farla da padrona. Un viaggio economico e alternativo che, come quello “normale”, ci permette di vedere cose mai viste, di fare cose mai fatte e, anche se per un istante, di evadere.