Renzo Piano:
Le città luoghi di incontro e di scambio culturale

architettura - di Paolo La Farina
 
 
 
Ho avuto modo di partecipare, alcuni giorni fa, a Genova a Eurocities 2011, l'Assemblea annuale del network internazionale che riunisce le autorità locali di oltre 140 grandi città di 36 paesi europei. Tre giorni di discussione sul futuro e il presente delle nostre città.
Un'occasione importante per fare il punto della situazione e tracciare le linee guida da seguire per uno sviluppo "sostenibile" delle nostre realtà urbane.


Ha aperto i lavori uno straordinario intervento dell'architetto Renzo Piano dal tema: "Le città luoghi di incontro e di scambio culturale. Vanno tutelate all'insegna della sostenibilità".
La sua visione del futuro delle nostre città mi ha dato degli spunti di riflessione interessanti, anche per quel che riguarda una fotografia dello stato dell'arte dell'architettura e dell'urbanistica del nostro paese.
Pur partendo da Genova e dalle sue problematiche, sono stati proposti dei modelli validi per qualsiasi città italiana o europea o, quanto meno, città intrise di "europeità mediterranea".
Le parole chiave sono state: sostenibilità, recupero aree urbane, risparmio energetico, salvaguardia del territorio. Parole quanto mai profetiche visto ciò che si è verificato pochi giorni dopo proprio a Genova. Un disastro determinato infatti da un pessimo uso del territorio.
E' il risultato di 50 anni di speculazione edilizia che ha occupato ogni centimetro di territorio, urbanizzandolo a scapito delle naturali esigenze dell'ambiente.
Oggi sappiamo che il territorio è un bene limitato che non deve essere "nè aggredito nè consumato". La crescita urbana irresponsabile ha finito il suo tempo. Si devono porre delle linee di confine assolutamente insuperabili. Lo hanno già fatto tante altre città europee, tracciando limiti oltre i quali non si può e non si deve più costruire.
Diventa necessario quindi rivolgere lo sguardo verso l'interno dei nostri centri urbani. La città deve crescere non per esplosione ma per implosione, andando a riqualificare quegli spazi inutilizzati, eredità di una società industriale di cui ormai rimangono solo gli scheletri delle strutture produttive in disuso. Ma attenzione, non aggiungendo cose, oggetti, edifici, viceversa diradando, aumentando l'aria, lo spazio, la luce, la vivibilità. Renzo Piano definisce questi progetti architettonici atti a far rivivere spazi urbani, una "scienza di confine tra poesia, arte e tecnica."
La sua attenzione per i centri urbani deriva anche dalla considerazione che, citando le sue parole, "i centri urbani sono luoghi di incontro delle diversità e grandi occasioni di fusione". (Ricordo un concetto espresso tanti anni fa dal Prof. Bruno Zevi che citava le alte concentrazioni di popolazione come luoghi di sviluppo di intelligenze).
In particolare una caratteristica delle città europee, sottolineata dall'architetto, è quella di fondere le "diverse funzioni del vivere", creando straordinarie opportunità di stare insieme. Appare evidente la necessità di evitare la nascita di nuove periferie spesso desolanti, ma lavorare sul costruito, sulla riqualificazione di aree già in precedenza sottratte al territorio.
Nel caso particolare di Genova propone l'utilizzo delle due linee naturali, la linea verde verso i monti e la linea blu verso il mare, come limiti insuperabili. Smettere quindi di sottrarre territorio all'ambiente, ma smettere anche di occupare il mare per creare aree edificabili come successo in passato.
Insomma, almeno per la gestione del nostro territorio, è venuto il momento di usare un po' di buon senso.

 


 
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