Talenti NON in crisi:
intervista ad Alessio Spinelli.
Tra artigianalità e tecnologia, l’impronta dell’innovazione
  moda - di Laura Epifani  
 
 
In questo momento più che mai, ci troviamo a dover fare i conti con una crisi che sembra voler spazzar via oltre le nostre risorse economiche, anche i sogni ed i progetti , cosa a mio avviso ben più deleteria. Il mood generale e generalizzato sembra muoversi su una continua e lamentosa litania, che cerca di far desistere anche l’animo più ottimista dallo sperare che in qualche modo, qualcuno, riuscirà a smuovere qualcosa.
Fortunatamente però sembrano esserci persone che, noncuranti del contorno e ben focalizzate sui propri obiettivi, riescono a schivare le sassate del pessimismo cosmico e a gettarsi anima e corpo in imprese nuove, imprese creative che riescono ad emergere fuori dallo stagno dell’immobilismo. Parlando noi di moda, ed essendo questo ormai un settore ad alto contenuto di over-over “anta”, ho ritenuto opportuno andare a cercare tra le fila dei giovani designer emergenti uno che a mio avviso, potrebbe essere un buon rappresentante di quell’atteggiamento positivo e orientato al futuro di cui parlavamo prima: Alessio Spinelli.
Alessio è un giovane designer romano di accessori, vincitore dell’ultima edizione del concorso “Who is on next” organizzato dalla rivista Vogue. Una delle sue cifre stilistiche è sicuramente quella di far sposare una squisita tradizione artigianale con la costante ricerca di nuovi materiali, nuove tecnologie, stravaganti soluzioni. Sono firmati Spinelli i sandali hi-tech che si illuminano grazie ad una sottilissima lampada tubolare al neon inserita nella scanalatura del plateau in legno, alimentati da una batteria contenuta nel tacco hanno piacevolmente sorpreso e fatto parlare di sé.
Siamo andati a trovare Alessio a Milano durante la Fashion Week, evento di cruciale importanza per ogni addetto al settore e rubandolo al suo show room, gli abbiamo fatto qualche domanda.

Da una laurea in Economia al mondo della moda…Come mai questo percorso così insolito?

Paradossalmente mi aiuta in questo momento più una laurea in economia che gli studi artistici in accademia di Moda. Quando si è imprenditori di se stessi, una visione globale del mercato, conoscere le sue dinamiche è importante tanto quanto saper disegnare. Come nel campo tecnico però, anche in quello economico o meglio del marketing, l’esperienza sul campo è fondamentale. Studi economici preparano sicuramente il terreno.

Quali sono state le difficoltà che hai incontrato quando hai deciso di lanciarti sul mercato con una tua linea di calzature? L’essere giovane credi ti abbia aiutato o penalizzato?

Dipende. Essere giovani e con una grande voglia di emergere (in un settore dominato dalle potenze economiche dei grandi brand) spinge la propria creatività verso limiti che probabilmente si faticherebbe a raggiungere se si fosse “protetti” da una grande azienda per esempio. In poche parole, essere giovani, con pochi mezzi, in un mare di concorrenza spietata si traduce in una ricerca costante di nuove idee. Nel mio caso in questo clima sono usciti i sandali con i neon, i tacchi o la tomaia intercambiabili . L’altra faccia della medaglia è che in certe situazioni si alza enormemente il tasso di abbandono delle propria attività…

Sei stato il vincitore dell’ultima edizione di “Who’s on next?”il prestigioso concorso organizzato da Vogue dedicato ai giovani talenti della moda. quali sono i vantaggi che un premio di questo tipo può portare ad un giovane designer?

Sicuramente una grande visibilità. L’esperienza è altamente formativa ed entusiasmante. La consiglierei a tutti. E’ una via per far conoscere il proprio nome o brand. Aiuta molto anche per quanto riguarda le consulenze.E’ ovvio che poi ognuno sfrutta quest’occasione nel modo che ritiene più opportuno.

Quali sono state le “sorprese”, belle e brutte, che hai incontrato sul tuo cammino?

Quelle brutte sono le non poche persone che, quasi per mestiere, illudono i giovani. Spesso si presentano come finanziatori della tua collezione. In realtà è gente che chiacchiera da cui ci si deve tenere alla larga. Quelle positive le persone che lavorano, che chiacchierano poco, che ti aiutano realmente in quello che fai. Nel mio caso gli artigiani che realizzano le mie scarpe. Il mio produttore. I giovani stilisti che ogni giorno conosco.

Quali sono, secondo te, gli aspetti positivi e quelli negativi del tuo lavoro?

Sicuramente di positivo è il carattere estremamente creativo. Permette di esprimerti attraverso un oggetto indossabile, appunto la scarpa.Il creare qualcosa dall’inizio alla fine e non essere una semplice rotellina di un meccanismo. L’autonomia di ogni tua decisione. Aspetti negativi non ne ho ancora trovati. Forse più che altro duri ma pur sempre formativi: cercare i mezzi finanziari, dei buoni fornitori e clienti, rialzarsi dopo le settimanali (se non quotidiane) delusioni….

Quando sei nella fase di progettazione di una collezione, quali sono gli spunti, gli stimoli che ti guidano ed ispirano?

A volte qualunque oggetto. Un lampadario per esempio può essere uno stimolo, un fiore può darti un input sul colore... Altre volte invece si è completamente slegati da condizionamenti esterni. Un pezzo può nascere nella forma e nel colore esclusivamente dalla propria fantasia.

Se dovessi identificare le tue scarpe con una donna, a chi penseresti?

Vedo una donna elegante. La principessa Rania di Giordania ad esempio.

Siamo nel paese della moda. La qualità e lo stile, soprattutto nel settore delle calzature, sono sempre stati i nostri punti forza capaci di farci contraddistinguere nel mondo. Secondo te è ancora così?

Si è ancora così. Ma il trend va decisamente verso un’altra direzione. Se visitavi il Veneto, in particolare la Riviera del Brenta, oppure le Marche, per esempio zona Civitanova, Parabiago o Vigevano, 15 20 anni fa potevi trovare un piccolo artigiano o “fabbrichette” in ogni garage, scantinato, capannone. Nel raggio di 20 km coesistevano più di un migliaio di calzaturifici. Ora tutto ciò è scomparso. La produzione si sta estinguendo nel nostro Paese. Resta il design, la creatività italiana ed occorre preservarli.

Quali sono i prossimi obiettivi da raggiungere per Alessio Spinelli?

Distribuzione all’estero della mia collezione, in modo molto mirato.

Le caratteristiche che secondo te sono indispensabili per affrontare bene questo lavoro ed un consiglio per chi decide di intraprendere il tuo stesso percorso.

Come per tanti altri mestieri credo che non ci sia frase migliore di quella pronunciata dal grande Steve Jobs “Stay hungry, stay foolish”.Per gli aspiranti shoes designer consiglio di differenziare il proprio prodotto da quello di tutti gli altri. Dotarsi di un budget finanziario iniziale, ed essere consapevoli che il cosiddetto “ritorno economico” può non essere a breve termine. Di sicuro il “ritorno professionale e di esperienza di vita” è immediato e cresce di giorno in giorno.

Lasciamo Alessio tra buyer e giornalisti e l’immagine ci piace perché testimonia che il talento, se guidato dal coraggio, supportato dalla determinazione e nutrito dalla caparbietà, riesce a farsi scudo di sé stesso per aprirsi le strade verso i più ambiziosi obiettivi. In bocca al lupo Alessio! Keep in touch!

 

 
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