Love&Peace:
il mondo psichedelico di Diego Vollaro
  arti visive - di Francesca Pierucci  
 
 
Diego Vollaro mi ha dato appuntamento per l’intervista nel suo appartamento di Vigna Clara in uno di quegli inspiegabili caldi pomeriggi di questo ottobre romano. Quando arrivo mi apre la porta un uomo sui 30-35 anni, vestito in modo casual ma raffinato: scarpa elegante, jeans, camicia e occhialetto da vista. Come prima impressione nulla che richiami l’immagine, seppure stereotipata, dell’artista comune. Scopro che dopo una maturità classica ha proseguito gli studi laureandosi in Giurisprudenza, ed è attualmente responsabile del settore assicurativo della Federazione Ciclistica Italiana. Sì decisamente, mi ripeto, un tipo proprio normalissimo. Due passi in avanti ed ecco che noto quei particolari che invece tradiscono immediatamente la sua incredibile creatività. Posizionato, o meglio, parcheggiato a ridosso della libreria separatoria un motorino rosso. Non uno qualunque a quanto pare, ma vista la mia ignoranza in merito chiedo spiegazioni. E’ un “Honda G’ – DASH”, oggetto cult degli anni ’90 importato in pochissimi esemplari in Italia solo nel 1990, ed averlo da teenager a Roma determinava un valore aggiunto non indifferente. Durante il divertente racconto noto un altro particolare, il tatuaggio di un cuore trafitto da un pugnale che sporge dalla manica della camicia arrotolata. Più tardi scoprirò che in realtà è solo l’ultimo degli 8 che ha già sul resto del corpo. Sparsi sul tavolo ribassato in salotto pennelli, tubetti di colori di ogni tipo e dimensione, un cavalletto con una tela in lavorazione, lo stencil di un teschio per terra.

Ecco che ritrovo il tratto che accomuna tutti gli artisti: il caos del materiale da lavoro! Sulle pareti noto diverse tele dagli anomali soggetti. Una giraffa con collana, occhiali e sigaretta; un cuore metà dipinto e metà realizzato tramite un uso originalissimo di strisce di cotone accuratamente cucite. Un esempio sbalorditivo di pazienza applicata all’arte, in fondo la stessa tranquillità che trasmette Diego nel mostrarmi il resto delle opere. Molte sono piccoli pannelli plastificati raffiguranti coloratissimi personaggi o elementi della natura, il più delle volte appena accennati nei dettagli, quasi stilizzati; simboli a cui l’artista ha personalmente attribuito profondi significati. Spicca fra tutte una composizione affascinante che occupa quasi un’intera parete, una rivisitazione della bandiera della Union Jack composta da ben 25 pannelli nei quali vengono riportati gli stemmi araldici di Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord, con il testo dell’inno nazionale per intero accuratamente riportato in corsivo. Giustamente fiero, Diego mi dice che l’opera fu anche esposta nell’ottobre del 2008 nello storico locale “Piper” di Roma, in occasione del festival “0044 British Lovers”.
Prosegue raccontandomi che a maggio dello stesso anno aderì ad un concorso promosso via internet in cui vennero selezionate 6 delle sue opere per essere esposte nella mostra “Art & Beat” in un locale del centro. Il mese successivo partecipò alla “Premier Selection” del N.U.A., insieme ad altri artisti già affermati negli scenari emergenti dell’arte romana. A novembre dello stesso anno le sue creazioni furono esposte alla mostra “Grida diverse” all”Happening” di Ponte Milvio, in cui le sue zebre colorate ed i suoi personaggi irriverenti incontrarono il favore dei critici presenti alla rassegna. A settembre di quest’anno, inoltre, l’artista ha preso parte alla Vogue Fashion’s Nightout di Roma, in cui le sue opere sono state ospitate dal concept store di Michele di Loco. Un’attività di Diego che mi ha molto divertito ed entusiasmato è la decorazione a mano di scarpe ed accessori su ordinazione che, nata inizialmente come favore agli amici, ora si è concretizzata in una produzione in serie limitata, di cui i primi pezzi sono stati già distribuiti a Milano e recentemente anche a Roma.

Diego, Come nasce la tua passione per l’arte?
Fin da piccolo ho sempre dimostrato una naturale propensione per il disegno, probabilmente ereditata da mio nonno pittore e a scuola trascorrevo gran parte del tempo a decorare diari e banchi. Durante gli anni universitari però la mia passione procedeva a fasi alterne, in cui periodi di completa inattività si intervallavano a quelli di creazione artistica quasi frenetica. Delle importanti fonti di ispirazione per i miei lavori, allora come adesso, sono spesso soggetti fantasy tratti dalla vastissima collezione di riviste di tattoos e fumetti che ho accumulato nel corso degli anni.

Quando hai iniziato a creare un tuo personale linguaggio espressivo?
E’ stato nel 2003. Sentivo il bisogno di creare qualcosa che fosse mio e ho cominciato a lavorare su raffigurazioni stilizzate di figure umane. Sono nati così i primi personaggi originali che realizzo attraverso un’alternanza particolare di linee appuntite e linee curve, che si muovono in una dimensione surreale, in cui diventa primario l’accompagnamento cromatico forte e deciso. Il risultato finale che ne scaturisce è quindi un’esplosione di colori, movimento, energia, allegria ed ironia. Ovviamente nel corso degli anni i disegni sono diventati sempre più ricercati e complessi, e celano all’interno degli stessi significati e messaggi ben precisi.

Ad esempio?
Dalla sperimentazione di nuove tecniche di disegno, di nuovi materiali e metodologie di colorazione, nel 2008 realizzo i primi pannelli plastificati disegnati a mano che, grazie a 3 distinte fasi di lavorazione, costituiscono un supporto moderno, leggero, resistente, lavabile e, cosa più importante, in grado di esaltare al massimo le diverse sfumature cromatiche utilizzate. Quanto ai significati ve ne sono molteplici. La mano, ad esempio, rappresenta il primo contatto fisico che abbiamo quando conosciamo una persona. E’ il mezzo del quale spesso si avvale la mente per compiere molte attività, ed il corpo per trasmettere e percepire emozioni e sensazioni. Le lampadine invece rappresentano il calore, la forza, la speranza, la vita insomma. In quest’opera 4 figure maschili sostengono altrettante lampadine, all’interno delle quali danzano figure femminili. Il rispetto per i propri simili unito alla collaborazione e l’integrazione tra i 2 sessi, forniscono la chiave per creare una società più evoluta e civile, quindi un mondo migliore.

Ultimamente però ti sei dedicato molto anche alle tele.
Sì, mi sono concentrato molto sulle opere su tela di formato più grande. Le realizzo tramite acrilici, olio e applicazioni di materiali inusuali quali cotone, fiori di nylon e tappi di bottiglie. Mi impegno a renderle più particolari e colorate possibili, spiritose, ironiche, spensierate. Per questo associo sigaretta, occhiali da sole e collana ad una giraffa, che acquista cosi un carattere “metropolitano”; realizzo gli occhi dei teschi tramite l’applicazione di fiori, gli stessi che ho utilizzato per decorare la zebra, uno degli animali più eleganti della Savana, il cui classico manto bianconero si tinge di cromie sgargianti che ne esaltano la bellezza ed il fascino.

 




 
- la rivista on-line (pdf)
- eventi & recensioni
- profili artisti