Se Eva, che stava nel paradiso terrestre dove viveva nella “luce” in piena beatitudine, sentì la necessità di mordere la mela, frutto proibito, pensate quanta curiosità e voglia di rischiare, creando una nuova mela morsa, poteva avere un ventenne dato in adozione appena nato nella California degli anni 50.
Steve Paul Jobs nasce nella baia di San Francisco nel 1955, lì cresce con la sua famiglia adottiva, i Jobs per l’appunto, frequenta tutte le scuole e poi abbandona il college per andare a lavorare.
La sua carriera nasce nell’Atari, gloriosa casa informatica specializzata nella creazione delle prime console e video gmaes. Qui conosce Steve Wozniak e Ronald Wayne, i tre divennero in breve tempo prima amici e poi soci. Infatti il 1° aprile del 1976 uniscono il loro know-how, racimolano una piccola somma, fondano la Apple Computer dando alla luce nel garage di casa Jobs l’Apple1, pietra miliare della storia dell’informatica.
Da qui in poi la storia la conoscete tutti, i due Steve prendono da soli il comando, trovano un finanziatore, sviluppano l’azienda diventando in pochissimi anni tra i maggiori produttori al mondo di personal computer, apportando continue innovazioni e quotandosi in borsa nel 1980.
Ma la leggenda di Steve Jobs ha del paradossale, infatti 5 anni più tardi viene cacciato dalla mela. Ricco ma disoccupato crea prima la NeXT Computer, poi la Pixar con la quale produrrà i primi lungometraggi al computer sbancando i botteghini e mettendo in crisi ancora una volta la concorrenza. Un vero e proprio re Mida, sempre sull’orlo del precipizio, tra fallimento e allori. Questo è stato Jobs, da sempre uno scommettitore, un creativo, un visionario! Nessuno più di lui nella storia moderna ha avuto una visione chiara del futuro e anni a
vanti a tutti. Lo si vide da subito tornando indietro a quando creò la Apple, quando scelse un logo semplice in apparenza ma dai molteplici significati che lo avrebbero portato inevitabilmente al successo. Infatti decise per una mela morsicata che avrebbe riportato alla mente dei clienti la sacra Bibbia portando a casa una grossa fetta di mercato, Isac Newton ovviamente, poi sarebbe piaciuta ai più piccoli grazie a Biancaneve. Ma lui scelse questo frutto soprattutto per omaggiare, ed è questa la vera ragione, il grande fisico Inglese Alan Turing considerato il padre dell’informatica, che decifrò il codice di comunicazione Nazista “Enigma” e si suicidò a causa delle persecuzioni subite in patria per la sua omosessualità mordendo una mela al cianuro.
Ma arriviamo all’anno della svolta il 1996. La Apple in crisi richiama Jobs il quale rientra alla casa madre facendogli acquisire la NeXT, in breve tempo nasce il sistema operativo Mac OS X e viene creato il primo fortunatissimo iMac conquistando il mercato. Di lì in poi l’ascesa di Steve è senza sosta. La mela di Cupertino con la sua ritrovata guida vola alto e per un uomo che non conosce la frase “non si può fare” entrare nel mito è facile. Nessuno riesce a sottrarsi al suo fascino, cattura nuove fette di mercato e attrae investitori del calibro di Pepsi, al quale Presidente si rivolge così per convincerlo ad investire nella sua azienda: “Vuoi trascorrere il resto della tua vita vendendo acqua zuccherata, o vuoi una possibilità di cambiare il mondo?”
Le sue presentazioni di iPod, iPhone e iPad vengono seguite in diretta da tutto il mondo, Steve ammalia e colpisce, sa esattamente cosa dire, come dirlo e soprattutto ha la consapevolezza di poter cambiare il futuro. Pensateci, oggi quasi il 50% del mercato della fonia mobile è di Apple, il touch screen è diventato di larghissimo uso per qualsiasi utlizzo, le “app” sono ovunque e il sistema integrato computer-tablet-smart phone è ormai legge.
Ma ciò che colpisce di più è la customer satisfaction, provate a chiedere ad una persona che passa dal Pc al Mac come si trova, la risposta va oltre qualsiasi immaginazione ed è nella maggior parte dei casi è: “mi sono convertito ad Apple”. CONVERTITO. Come fosse una religione, una cosa che va oltre il materiale. Questa a mio parere è la più grande vittoria di Jobs, l’aver trasformato un semplice oggetto, poco più di un elettro domestico, in un bene di lusso per tutti dandoti la possibilità di avere in mano uno strumento unico, utile e soprattutto che racchiuda parte della tua vita. A chi mi chiede perché sono passato ad Apple o perché ho un iPhone, dico sempre che non è un semplice smart phone, ma una appendice della mia vita, lì dentro ho le mie foto, le miei canzoni, tutte le cose che mi piacciono, documenti e ricordi.
Infine in me, come molti altri, risuona ancora il discorso agli studenti dell’Università di Stanford e la sua esortazione “stay ungry, stay foolish” di assoluta importanza per chi deve affrontare la vita ed iniziare a creare il proprio futuro.
Ma questa magari è solo la mia visione, ed essendo anche io un “dreamer” non posso che ringraziare Steve Jobs, morto il 5 ottobre 2011 a Palo Alto, con la convinzione che se la sua salute glielo avesse permesso avrebbe contribuito ancora allo sviluppo di questo mondo, bisognoso di visionari che ispirino e migliorino la qualità della vita di tutti.