Ritorno al futuro:
quando la moda incontra la tecnologia
  moda - di Laura Epifani  
 
 
La moda per sua natura tende a gettare lo sguardo oltre l’orizzonte, spingendolo verso paesaggi non ancora definiti, proietta sulle pareti del futuro le sue immagini che, composte per lo più da elementi conosciuti, acquistano il valore di novità, ora per il modo in cui vengono armonizzate tra loro, ora per il contesto in cui si trovano ad essere mosse. Ci sono però designer ai quali questo gioco non basta. Abbinare, montare, smontare, destrutturare tutta quella miriade di pezzi, forme e colori messe a disposizione dalla realtà non appaga a sufficienza la loro brama di innovazione. Cosa accade a questo punto? Accade che la moda invia una voce alla tecnologia che pronta ad accogliere il suo richiamo le si mette accanto e da buona amica comincia ad ascoltare paziente le confessioni visionarie della sua compagna. Quando questo avviene nascono quelle innovazioni capaci non solo di stupire, ma di influenzare parte delle abitudini di ognuno di noi.
Diversi sono stati e sono i designer che hanno sfruttato l’unione di moda e tecnologia, ma ce ne sono alcuni più di altri che hanno fatto di questo sodalizio l’elemento fondante del proprio stile e della propria filosofia creativa. Tra tutti, quelli che a mio parere non possono non essere citati sono Hussein Chalayan e Manuel Torres, il primo per la sua missione all’innovazione continua, il secondo per una invenzione che, quando raggiungerà il mercato diventerà con buona probabilità un fantastico mezzo nelle mani di tutti: il tessuto spray.
Hussein Chalayan cipriota di nascita e londinese di adozione ha costruito tutta la sua carriera attorno ad una determinazione: quella di voler sperimentare lo sperimentabile. Infatti non solo la tecnologia, ma la scienza, l’architettura, l’arte, l’antropologia sono diventate nel corso degli anni parte integrante delle sue creazioni. “Animatronic Fashion” così è stata battezzata l’era della moda aperta da Chalayan, un’era in cui l’elettronica viene messa a servizio dei capi d’abbigliamento, rivoluzionandone il modo d’uso. Sì perché i capi concepiti dal designer turco hanno un’anima intelligente capace di fargli compiere delle trasformazioni strutturali con dei semplici movimenti che attivano un avanguardistico sistema di morphing. Ecco quindi che l’abito da sera accorcia la sua lunghezza e ritira le maniche per trasformarsi in un abito da cocktail; il cappello ritira la tesa per diventare un berretto con la visiera trasparente; le balze della gonna si alzano per far spazio ad altre di perline.

Questi sono alcuni degli spettacoli che Chalayan propone durante le sue sfilate, visioni che sembrano rubate a civiltà di un lontano futuro che lasciano lo spettatore senza parole. Non solo abiti, ma vere e proprie opere d’arte in movimento, che vengono ideate di volta in volta con l’intenzione di sfruttare al massimo le potenzialità della materia trattata.Dalla collaborazione iniziata con Swarovsky nel 2007 e tra l’altro confermata anche per la prossima stagione, sono nati capi che sfruttano l’effetto suggestivo dei LED abbinati al potere di riflessione dei cristalli della nota azienda svizzera. Abiti che sembrano ardere come brace viva e che improvvisamente proiettano fasci di luce attorno al corpo a formare perfette figure geometriche; gocce di cristallo che si staccano dal tubino dorato e si gettano nell’aria come libellule impazzite e ancora vestitini che ondeggiando nel buio della passerella ricordano lo spettacolo dell’iridescenza prodotto dalle meduse nel mare. Lo spirito di innovazione di Chalayan si immerge nel futuro e non solo lo immagina ma lo interpreta, rendendolo tangibile e visibile senza l’ausilio della sfera di cristallo.
Parlando di tecnologia applicata alla moda mi sembrava più che doveroso fare almeno un cenno a questa clamorosa invenzione che fino a qualche tempo fa poteva apparire solo come un improbabile sogno: il tessuto spray. Questo è il prodotto a cui il designer Manuel Torres sta lavorando da più di dieci anni assieme a Paul Luckham professore in tecnologia delle particelle presso l’Imperial College di Londra. Il rivoluzionario tessuto è composto da una miscela di particelle di lana, acrilico o cotone legate grazie all’utilizzo di polimeri. A questi è stato aggiunto un particolare solvente che permette la volatilizzazione della miscela, una volta a contatto con qualsiasi superficie. Tramite una pistola ad aria compressa il tessuto viene spruzzato sul corpo e a seconda della composizione e della quantità, può dar vita a capi di diversa ampiezza e dalle diverse texture. Inutile dire che i vantaggi portati da questa invenzione non saranno pochi! Abiti privi di cuciture, adattabili in maniera perfetta al corpo di chi li indossa e riciclabili tra l’altro al cento per cento! La fine annunciata della tradizionale industria tessile? Non credo proprio…
C’è chi difronte a tutto questo storce il naso, sostenendo che quella della tecnologia all’interno delle nostre vite è un incursione illecita che logora la genuinità e porta ad una alterazione distorta della nostra vera natura. Io credo più semplicemente che ogni cosa che verrà ideata, progettata e quindi creata altro non rappresenterà altro che una nuova opportunità nelle mani dell’uomo, un nuovo strumento che acquisirà l’anima di chi deciderà di sfruttarlo. Sarebbe auspicabile quindi non inveire contro il progresso ma educare le menti di chi avrà l’opportunità di poterlo sperimentare.
 



 
- la rivista on-line (pdf)