Il Dio dell’iPod
 
musica - di Giorgia Mastroianni
 
 
 
L’innovazione, quando coinvolge e sconvolge le abitudini quotidiane dell’umanità, ci appare come un atto quasi divino.
Intorno alla figura di Steve Jobs si respira aria di beatificazione. Dopo la sua prematura scomparsa il mondo della comunicazione si è unito dedicandogli copertine, inserti speciali, documentari e servizi televisivi a bizzeffe. Il giornalista Pietro Grossi gli dedicò un articolo dal titolo, Davvero è morto Dio?, affermando: “Le sue invenzioni non sono sostanzialmente icone che ogni proprietario venera come oracoli? E, adesso che ci penso, non posso fare a meno di sorridere: la mela, il frutto proibito, il simbolo dell’irrefrenabile tendenza dell’uomo a innalzarsi al di sopra di se stesso e sfidare proprio lui, Dio”.
La vita di Jobs si basò su quella sottile sfumatura tra “Pensa differente” e “Pensa il nuovo”. Non fu il padre del personal computer, dell’Mp3 o degli smartphone touch, eppure la sua mela morsicata ha cambiato il mondo. A lui si deve il più grande “gioiellino” creato nel campo della musica digitale: l’iPod. Messo in commercio da Apple nel 2001, in un mercato di lettori Mp3, che lo stesso Jobs definì “grandi e maldestri oppure piccoli e inutili e comunque tutti brutti”. L’iPod fu il prodotto che trasformò la Apple da azienda in difficoltà in colosso dell’eletronica. Non si presentò solo come un lettore musicale portatile: Apple riuscì a stupire tutti, scettici e fedelissimi, realizzando un comodo hard disk e un piccolo ed essenziale Pda (Personal Digital Assistant). Grazie alla sua strettissima e sofisticata integrazione con il sistema operativo e con iTunes, riuscì a fondere in modo unico, una varietà d’usi e un’eleganza inimmaginabili. Il tutto sotto il segno della semplicità e dell’intuizione.
Il giornalista italiano, Lucio Bragagnolo, nel suo libro Tutti pazzi per iPod, scrive: “Quando l’iPod fu annunciato (…) avevo già un altro player Mp3 che mi pare avesse sei giga di hard disk, non capivo perché Apple presentasse un prodotto già esistente nel mercato (…). Tutto fu più chiaro al primo incontro ravvicinato: oltre a Firewire e al design sensuale, l’iPod era vincente per l’interfaccia e l’interazione con iTunes, cosa che nessun altro player offre adesso, figuriamoci allora.” Il successo di Ipod fu assicurato nel pieno rispetto dei copyright ma anche delle libertà individuali: Jobs accontentò case discografiche e contemporaneamente milioni di ascoltatori, fan, audiofili e amanti della tecnologia.
È un dato di fatto che il nome del guru della Apple sarà per sempre associato a quello di progresso. Il filosofo Walter Benjamin, guardando l’Angelus Novus di Paul Klee, raffigurante un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo, affermò “Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta."
Nel suo lavoro, nelle sue invenzioni, Jobs ha cavalcato quella tempesta, trasformandola in un vento affascinante e pieno di promesse, che ci ha travolti tutti.
Il pirata che non si sarebbe mai arruolato in marina, ci ha lasciato il più grande regalo di un innovatore: quando nasce un’idea, quando si evolve l’ambiente in cui i nostri stessi pensieri trovano vita, solo allora è possibile trovare un terreno fertile per una nuova e positiva mentalità.

 
 
- la rivista on-line (pdf)
- eventi & recensioni