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La tecnologia è amica dello sport. Questa è la tesi incontrovertibile di chi di sport vive, ed ha bisogno di certezze per giudicare e di valide basi sulle quali decidere. L’arrivo di una gara di velocità a volte può decidersi al fotofinish, metodo infallibile per decretare l’ordine d’arrivo in termini di millesimi di secondo. Sempre per la velocità, lo stabilimento delle sanzioni per anticipata partenza o di sorpasso in condizioni di bandiera rossa vengono comminate attraverso il vigile occhio elettronico.
Nel calcio, invece, nonostante lo strumento atto a decretare con certezza i fuorigioco esista, si è preferito adottare l’arbitro di porta (5° ufficiale di gara nelle competizioni a livello internazionale) piuttosto che dotare il quarto uomo di monitor oltre che di auricolare. Certo, questi strumenti elettronici ci permettono di farci sempre l’idea più approfondita possibile su ciò che succede in campo, ma la decisione dell’arbitro resta comunque a se stante rispetto anche all’evidenza delle immagini. Innovazioni, tecnologia, ma può essere che il mondo dello sport usi questi strumenti solo per diffondersi attraverso le tv e non abbia un’applicazione più alta, nel senso meno retorico possibile?
Basti guardare a chi, a differenza di chi vi scrive e della maggioranza di chi legge, purtroppo per lui non è normodotato. Gli invalidi, signori…ecco dove la tecnologia trova il suo più alto grado di attuazione a livello sportivo. Pensate ad Oscar Pistorius…con le sue leve carboniche avrebbe partecipato a gare di atletica confrontandosi con normodotati (dopo aver vinto a man bassa le paraolimpiadi); purtroppo non gli è stato consentito ma il suo è un esempio lampante di come l’handicap può risultare, paradossalmente, la marcia in più rispetto agli altri. Un grande esempio di vita e di sport. Per rivolgere lo sguardo anche in casa nostra, come non far menzione di Alex Zanardi.
Dopo il terrificante incidente del 15 settembre 2001, in cui perse l’uso di entrambe le gambe, Alex si è rimboccato le maniche, ha bruciato tutte le tappe del processo riabilitativo ed ora a dieci anni di distanza può vantare una bacheca colma di trofei; ha gareggiato e vinto con una BMW in varie gare automobilistiche, e ha come obiettivo quello di portare a casa la vittoria al prossimo appuntamento internazionale di HandBike, disciplina che permette la competizione ciclistica anche ai diversamente abili come Alex. In soldoni, l’HandBike consiste in un triciclo a trazione anteriore i cui pedali vengono azionati usando le braccia. Affascinante vedere la competizione viva negli occhi di chi avrebbe potuto abbandonarsi alla disperazione.
Alex non ha mai mollato, lo dimostrano questi ultimi dieci anni vissuti in maniera forse ancor più appagante rispetto ai precedenti; grazie Alex, grazie Oscar e grazie a tutti coloro i quali non si sono arresi alle asperità della vita.
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