La nostra natura
  turbamenti - di Gian Carlo Grassi  
 
 
Quando si parla di creatività, o dell’essere creativi, serve innanzitutto scindere quel piano che ora poco mi interessa dove per creatività s’intende quell’innata facoltà produttrice che fa sì che ogni uomo possa dirsi tale proprio in quanto possiede la capacità pensare, dunque di creare concetti, e quel piano che ha che fare con l’originalità dove il valore discriminante di quello che si crea è da mettere in relazione con tutte le altre intelligenze simili dotate degli stessi strumenti. Gli elementi fondativi di questa realizzazione sono sostanzialmente due: quello appunto che potenzialmente è relativo a ciò che appartiene a tutte le persone, che potremmo individuare nell’ideazione, nella formulazione in forma ideale di quello che si presenterà come materiale - il cui presupposto è che tutti sono potenzialmente in grado di ideare tutto ciò che gli altri possono ideare - e quello invece che corrisponde all’aspetto pratico, al creare inteso come fare, dunque che in linea di massima necessita di una sua arte. E’ proprio qui che deve focalizzarsi l’attenzione. Ognuno di noi è unico e irripetibile già di per sé, già nel suo essere nato rappresenta nella sua essenza la manifestazione del rinnovamento del mondo. La nostra peculiarità, la nostra natura sta nella nostra esclusività. Noi viviamo esprimendo tutto questo attraverso quello che facciamo nel mondo e in questo quadro ontologico, dove omogeneità e unicità si fondono, quello che resta è l’atto creativo che, come abbiamo detto, per la sua messa in forma pratica ha bisogno di tecnica. Lo sviluppo di questa tecnica (o virtù, come la chiamava Aristotele) deve essere il nostro compito specifico in quanto rappresentazione del compimento della nostra natura specifica ed è così, per mezzo di una tecnica sempre più raffinata, che l’uomo riesce a esprimere se stesso. Se pensiamo al rapporto tra soggetto creatore e oggetto creato come a un rapporto di identità, che non lo sia solo nelle intenzioni ma precisamente nella sua effettività, l’oggetto che si fa espressione materiale del soggetto, allora ci rendiamo conto quanto l’argomento riguardi quell’intimità talmente intima da essere messa in relazione con la natura dell’uomo e il suo destino nel mondo. Il creare originale per mezzo di un’arte non è soltanto una messa in forma di qualcosa di materiale che prima non esisteva e adesso esiste, ma è anche la messa in forma di qualcosa di personale che già esisteva e che adesso è diverso. Mi riferisco a come quello che facciamo, soprattutto quello che ci distingue, ci caratterizzi e allo stesso tempo ci cambi. Erich Fromm, psicanalista del secolo scorso, vedeva nel dare origine a se stesso, trasformandosi in tutto ciò che è in grado di essere, il compito principale di un uomo. Il risultato di tali sforzi sarà poi la sua personalità. Ecco che per scoprire chi siamo in grado di essere abbiamo bisogno del confronto pratico con la realtà, il che ci spinge a produrre e a creare cose per creare noi stessi.

 

 
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