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La prematura morte di Steve Jobs è stata per tutti noi l’ennesimo monito sulla caducità della vita. Anche l’uomo più invidiato della terra non è riuscito a esimersi dalla volontà divina o, se si preferisce, dal destino. E’ stato indiscutibilmente un rivoluzionario, colui che ha inventato e introdotto sul mercato dei prodotti che sintetizzano in maniera perfetta efficacia, professionalità e linearità del design. E’ riuscito nel giro di pochi anni a creare un monopolio quasi assoluto nell’ambito della telefonia e dell’informatica. Di certo però il morso alla mela, notissimo logo della Apple, non portò la stessa fortuna alla lontana figura di Eva, quando decise di cedere alla tentazione del serpente cogliendo il frutto proibito dell’albero della conoscenza del bene e del male nel giardino dell’Eden. Ecco che l’uomo è colpito dal peccato originale in quanto disubbidiente nei confronti di Dio, così come recita il libro della Genesi dell’Antico Testamento. In arte, l’episodio biblico della cacciata dei Progenitori è stato rappresentato sin dai tempi più antichi poiché precedente al Nuovo Testamento, in cui si narrano le vicende della vita di Cristo, che ebbero poi un successo di gran lunga superiore nelle arti visive.
Tra le varie opere che illustrano tale tema sono degne di nota, sia per celebrità che per l’importanza che ricoprono all’interno della rivoluzione pittorica quattrocentesca, le decorazioni della Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine a Firenze. Gli affreschi erano stati commissionati nel 1424 da un ricco mercante di sete, Felice Brancacci appunto, a due artisti di statura monumentale per la pittura italiana quali Masolino (1383-1440) e Masaccio (1401-1428). Le pitture rivestivano completamente il vano: la volta era occupata dagli Evangelisti mentre le pareti ospitavano le Storie di San Pietro disposte su tre registri. Dopo la morte dei due e la cacciata dei Brancacci ad opera dei Medici, il lavoro verrà completato solo nel 1481 da Filippino Lippi. Masolino e Masaccio lavorarono contemporaneamente agli affreschi, addirittura probabilmente utilizzando un solo ponteggio. Grazie alla volontà di unificazione, ciò gli permise di utilizzare, pur nelle differenze, un’unica gamma cromatica, ed un unico punto di vista ipotizzato per uno spettatore al centro della cappella. Nonostante tali accorgimenti, rimane tuttavia evidente il distacco fra i due pittori. Ad esempio, se confrontiamo il Peccato originale di Masolino con La cacciata dei Progenitori di Masaccio, risulta impossibile non notare la morbida consistenza e la correttezza anatomica delle figure del primo, che però non occupano ancora uno spazio ben definito. Lo sfondo è scuro e non si individuano specifiche fonti di luce; sembra piuttosto che i corpi stessi creino la luminosità. I volti sono ancora impostati, privi di ogni emozione e sentimento. Tutt’altra impostazione hanno invece Adamo ed Eva dipinti da Masaccio, che poggiano invece su un terreno nudo su cui si percepiscono anche le ombre prodotte dai corpi colpiti dalla forte luce, proveniente dall’angolo in alto a destra. Oltre alla precisione anatomica (ad esempio il ventre contratto di Adamo), risulta eccezionale l’espressività non solo dei gesti ma anche dei volti, uno coperto con le mani per la vergogna, l’altro in una smorfia di dolore e disperazione per aver offeso il Creatore. E’ proprio in quei volti che si palesa il distacco netto fra le opere precedenti e quelle che di lì a poco avrebbero capovolto l’intera storia dell’arte pittorica: umanità, spontaneità e caratterizzazione psicologica delle figure.
Quasi un secolo dopo anche Michelangelo Buonarroti (1475-1564) si troverà a raffigurare l’episodio del peccato originale e della cacciata, in un contesto unico e spettacolare quale è la Cappella Sistina nei Musei Vaticani di Roma. L’affresco sul soffitto, databile 1510, si inserisce all’interno del progetto di rifacimento della decorazione voluta da Giulio II, che doveva sostituire il precedente cielo stellato ad opera di Piermatteo d’Amelia. Fra le nove Storie della Genesi presenti, troviamo la celeberrima vicenda della Creazione di Adamo seguita dal Peccato e la cacciata dei Progenitori. La raffigurazione è maestosa seppure spoglia rispetto alle altre; i corpi sono massicci, vengono ridotti i piani in profondità ed i gesti resi più semplici. L’albero, posto al centro separa le due scene. La ricca vegetazione di sinistra, emblematica del Paradiso, si trasforma radicalmente a destra e diventa scarna e desolata, mentre l’angelo, simmetrico al serpente tentatore, caccia con la spada i due peccatori, che ormai hanno mutato visibilmente il volto, invecchiato e contrito in smorfie di dolore. La magistrale resa anatomica michelangiolesca troverà poi ovviamente il suo culmine nella decorazione sulla parete dietro l’altare del Giudizio Universale (1535-1541).
Fortunatamente noi, scegliendo la mela di Mr. Jobs non rischiamo mai di incorrere in tali punizioni! |
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